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Scrittura creativa – punto di vista

Condividete qui la vostra scrittura creativa: Il punto di vista di un cibo.

Grazie!

21 thoughts on “Scrittura creativa – punto di vista

  1. Emily

    La sfortuna inevitabile di una mela

    22 luglio 2013

    Sono nata una settimana fa. Il mondo è bellissimo! Ogni mattina mi alzo quando il sole comincia ad apparire sopra le montagne all’orizzonte. Il primo momento, in cui si vede il sole ma c’è ancora silenzio in tutto il mondo, è il mio momento preferito della giornata. Inspiro lentamente e mi preparo a essere pigra e ad abbronzarmi al sole, come faccio ogni giorno.

    Poco a poco si svegliano le mie sorelle e i miei genitori che abitano accanto a me sull’albero. Gli uccelli nel nostro frutteto sbadigliano e cominciano a cantare. Non c’è un modo più tranquillo e bello di essere svegliata che la canzone degli uccelli.

    3 agosto 2013

    Continuo a maturare con il sole e l’aria fresca di ogni giorno. Non sono così grande come i miei genitori, ma loro mi dicono sempre che questo fa bene alla mia salute. Non capisco esattamente cosa vogliano dire…

    7 agosto 2013

    Oggi ho visto per la prima volta il coltivatore del frutteto e ho notato sulla sua camicia un cartellino con il suo nome: lui si chiama Antonio. Lui sembra molto gentile e sembra felice quasi come io di essere qui fuori nella bellezza della natura.

    Parlando tra sé e sé, diceva: “Ma com’è bello l’autunno qui sulle Dolomiti; quest’autunno è stato proprio perfetto, e le prime mele sono quasi pronte per essere colte”.

    Ah, viviamo sulle Dolomiti – non lo sapevo. Ne avevo sentito parlare, ma non mi ero resa conto che è il nome del luogo dove abito.

    Aspetta…colte? Ma perché parla di cogliere le mele? Forse è questo che i miei genitori mi volevano dire…O Dio, ma cosa succederà se veniamo colte?! Non riesco a pensare a questa possibilità, perché sarebbe una realtà troppo difficile da sopportare. Cosa posso fare?!

    8 agosto 2013

    Oggi, Antonio è tornato al nostro albero. Mi sono sbagliata quando pensavo che lui fosse un uomo gentile. È arrivato questa mattina, solo pochi minuti dopo l’alba con un cestino su cui era scritto Salsa di mele. Mi ha toccato e mi ha guardato come uno scienziato che guarda i dettagli piccolissimi di una cellula sotto un microscopio. Poi mi ha sussurrato che non ero abbastanza matura ma che dopo poco sarei stata pronta. Si è girato verso i miei genitori dicendo: “Ma voi siete perfette”. Le ha colte dal loro ramo, lanciandole violentemente nel suo cestino. Volevo gridare e piangere. I miei genitori già mi mancavano, e non potevo immaginare un mondo così brutto come quello in cui loro venivano colti per diventare salsa di mele! Il mondo è veramente violento.

    Sono una mela, quindi non posso gridare e piangere. Potevo solo guardare con tristezza Antonio che tornava a casa sua e cercare di non pensare al futuro dei miei poveri genitori.

    15 agosto 2013

    La mia sfortuna era ancora finita. Oggi Antonio ha scelto le mie tre sorelle, insieme con molte altre mele, e le ha lasciate cadere in un cestino etichettato Succo di mele. Adesso sono da sola in questo mondo, e neanche la bellezza dell’alba sulle montagne mi può confortare.

    Non riesco a fare altro che pensare alla mia famiglia. I miei genitori sono stati schiacciati e cotti, e adesso le mie sorelle saranno messe in uno spremitore. Diventeranno cibi per bambini, e quando un bambino li rovescerà per terra, saranno leccati dai loro cani. Ah la mia povera famiglia!

    19 agosto 2013

    Io sono l’ultima, ma anche il mio momento doveva arrivare. Quando ho visto Antonio nel frutteto questa mattina, sapevo subito che oggi sarebbe stato il giorno in cui anch’io mi sarei trovata nel cestino della condanna. Come se avessi gridato “eccomi qua!” lui si è fermato davanti a me, e senza esitazione mi ha colto dall’albero e mi ha messo nel cestino su cui era scritto Torta di mele.

    Non posso scrivere molto di più, perché fra poco verrò tagliata e messa nel forno per essere parte di una torta di mele. Credo che questo sia inevitabilmente il ciclo vitale di una mela – cioè maturare solo per essere colto e maltrattato per la soddisfazione degli umani. Sono però abbastanza contenta di non diventare cibo per i bambini e per i cani. Sarò parte di una bellissima torta e verrò mangiata a una grande festa. Riesco così a conservare un pezzettino d’orgoglio che appartiene ancora alla mia famiglia e non vedo l’ora di rivederla di nuovo.

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  2. Lucone

    L’avventura di Piero Volone: Un’incontro con Palomar
    Giorno 1:
    Per chi non mi conosce, io sono Piero Volone, il Re della regione di Parmiggia. Questo è il primo giorno del mio sequestro. Stavo nel campo, passeggiando da solo, guardando, la Terra dal cielo, quando all’improvviso mi sono trovato davanti a un astronauta che cercava di rapirmi. Abbiamo lottato e purtroppo lui mi ha vinto e catturato. Quando mi sono svegliato, mi sono trovato nella nave spaziale tra altri amici anche loro rapiti. Ho sentito una conversazione fra gli astronauti, che dicevano che la provvista di formaggio della Terra era esaurita. Mi sono reso conto che questa era la ragione per cui loro erano venuti sulla luna per prendere noi formaggi e portarci da sulla Terra. Io non so cosa posso fare. Mi guardo intorno e cerco un modo di scappare, ma è inutile. Sono prigioniero.

    Giorno 53:
    Eccomi qui in un posto buio, freddo e chiuso. Mi sento malinconico e mi manca la luna. Mi guardo intorno e mi accorgo che non siamo fuori, anzi siamo dentro qualcosa di chiuso, come una scatola. Vedo tantissimi esseri di origini diverse. Ci sono delle lattughe verdi, peperoni gialli e rossi e perfino delle olive nere. Noi formaggi siamo l’unico tipo di cibo che viene dalla luna. Oggi ho fatto amicizia qui con una giovane melina che si chiama Sibilla Montino. Lei è il capo delle mele. Anche lei è stata recentemente catturata. Siccome Siblla conosce tutte qui, lei mi ha presentato ogni persona in questo luogo, e questo mi ha fatto sentire un po’ meglio.

    Giorno 56:
    È successo qualcosa di tragico. Sibilla è sparita. Uno di quelli umani l’avrà mangiata. Un minuto c’era e poi non c’era più, sicuramente divorata. Anch’io stamattina ero spaventato quando mi sono svegliato. C’era qualcosa che non andava e poi mi sono accorto che mi mancava il naso. Ho urlato chiedendo: “Perché? Io sono innocente”. Quegli umani me l’hanno tagliato. La paura mi fa chiedere: “Che faranno questi pazzi la prossima volta, mi mangeranno? Non so”.

    Giorno 85:
    Sembra che il tempo si sia fermato. I giorni sono lunghi come settimane e le settimane mi sembrano mesi. Mi chiedo quando ritornerò a casa semmai accadrà. Le cose continuano a peggiorare. Oggi mi hanno tagliato un altro pezzo. Quando finirà questo tormento?

    Giorno 127:
    Oggi non è un giorno come gli altri. Qualcosa non va. Mi chiedo se sto ancora dormendo o se forse questo sia un incubo. Chiudo gli occhi e poi li apro. Ma dove sono? Niente è lo stesso, il buio è scomparso. Il luogo è pieno di luce. Ci sono dei formaggi e non ci sono altri cibi. Fuori dai confini di questa prigione ci sono delle code di gente che guardano e parlano. Io non capisco. Vorrei scappare ma non posso. Davanti a me c’è una parete di vetro. Mi accorgo che sono ancora prigioniero, ma questa volta prigioniero in una vetrina.

    Giorno 145:
    La vita del prigioniero è ormai un’abitudine. Mi sveglio. Le persone in questa formaggeria mi guardano ed io le guardo. I miei amici formaggi sono scelti e provati dai clienti. Intanto io temo ogni giorno che in qualsiasi momento sarò scelto anch’io. L’ansia cresce. Non voglio pensare più al futuro.

    Giorno 165:
    Questo è il giorno in cui sarò scelto. Non so come, ma tuttavia lo so. Se sarò scelto, non voglio solo essere scelto ma voglio anch’io scegliere chi mi sceglie. Ogni giorno vedo un signore che osserva i formaggi e poi, con la sua penna e taccuino ci disegna e ci descrive. Mi sono accorto che ogni giorno mi ammira. Questa è la persona che scelgo per scegliermi. Come se lui sapesse tutto ciò che pensavo, ha spiegato alla formaggiaia: “Voglio questo formaggio qui”, indicandomi. Per la prima volta durante il mio sequestro sono stato pieno di gioia. Gli ho detto senza bisogno di parole: “Buongiorno, mi chiamo Piero Volone”. E lui mi ha risposto: “Buongiorno Piero, sono Signor Palomar. Piacere”

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  3. Fako

    Cavolfiore Abbandonato-Fakoneiry Perez

    Sento il sole toccare le mie radici, mentre sono estratto dal terreno. Il mio turno è arrivato e devo dire addio a tutto ciò che a mi è noto e salutare il mondo sconosciuto che mi si presenta. Il terreno ricco e nutriente cade lentamente dalla mia testa e gli odori di cipolla e di sudore mi circondano mentre sono gettato su un mucchio di patate, zucchine e carote. Tutti eravamo spaventati e lacerati e nessuno sapeva cosa aspettarsi. Nessuno ha capito perché siamo stati strappati via dalla terra, la terra che ci ha nutrito e ci ha cresciuto. Questa terra ci ha curato e ci ha capito come nessun altro avrebbe mai fatto. Cominciamo a muoverci e lancio un’occhiata intorno, vedo centinaia di esseri come me. Il bianco delle nostre teste riflette il sole e la nostra copertura verde smeraldo aggiunge un senso di regalità al viaggio. Chiudo gli occhi e immagino il ballo di gala a cui ci trasportano. Guardo la mia casa per l’ultima volta, il vento soffia e sento un ultimo saluto dalla mia terra: "Tu sei pronto, rendimi orgogliosa," dice.
    “Cauliflower $2.75 per pack,” dice un cartello davanti a me. All’improvviso sono buttato su una superficie di legno duro. Il mondo gira vorticosamente, gli altri cavolfiori sono gettati su di me e sento i loro dolorosi lamenti. Che cosa succede? Sento mani sporche e ruvide che si avvolgono intorno a me e tutto diventa nero.
    “Mamma, voglio delle patatine fritte,” la voce appartiene a un bambino di cinque o sei anni. “Ma abbiamo mangiato ieri le patatine,” dice un altro bambino di otto o nove anni. “Io voglio un hamburger”. La madre mi mancia sul tavolo e comincia a gridare ai bambini: “Fuori! Aspettate mezz’ora, sono molto occupata, né hamburger, né patatine fritte, oggi mangeremo la pizza, adesso la ordino”. I bambini non gridano più ed escono dalla cucina. La madre mi prende e mi lancia dentro un cassetto vuoto nel frigorifero. L’aria ghiacciata mi colpisce e pian piano ogni parte del mio corpo è intorpidita dal freddo.
    Comincio a sentire il passaggio del tempo. Parti del mio corpo pendono inerti, hanno perso la speranza di essere un giorno lodati per la loro freschezza come meritano. Perché sono qui se non mi vogliono veramente? Per fare finta di essere persone salutari. In realtà sono delle palle di grasso… Guardo il mio riflesso nel vetro del cassetto in cui sono stato messo una settimana fa. Non riconosco più la mia figura. Il mio involucro non è più il vestito verde splendido che mi abbracciava fortemente, proteggendomi e rifrescandomi ogni giorno. Adesso anche lui ha cominciato a sentire la lontananza della gioventù. Sente che si avvicina la fine e non c’è niente da fare per evitarlo.
    “Questo cavolfiore è marcio, fa schifo,” la madre mi prende con le punta delle dita e mi guarda con uno sguardo disgustato. Apre la pattumiera e mi lancia nel buio con tutti gli altri cibi non desiderati dalla famiglia. Il mio cuore batte lentamente, rallenta… Chiudo gli occhi e vedo la mia vita davanti ai miei occhi. Tutto comincia con un seme, piccolo e fragile, pieno di vivacità. Il tempo passa velocemente e un giorno non esistiamo più. Siamo buttati via a causa dell’ignoranza e della ghiottoneria degli esseri umani. Ognuno vuole di più, ognuno vuole saziare il desiderio come la lupa affamata che non trova soddisfazione nella bellezza della leggerezza e non capisce che un bel pezzo di cavolfiore può fare miracoli. Apro gli occhi di nuovo e vedo una luce forte sopra di me. Una carota senza vita cade accanto a me, ha un odore terribile e un colore marrone e grigio pallido, senza vita. Tutto diventa silenzioso. Sentiamo i passi della madre che si allontana.
    Aspetto il mio ritorno al terreno, la mia morte. Chiudo gli occhi e immagino l’amore e la dolce carezza della terra. Chissà la prossima volta avrò un altro destino, forse come un cavolo o una mela. Forse in un altro mondo non sarò tradito dallo spreco e la golosità umana.

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  4. Simona

    La Banana Citrino

    Oggi é il terzo giorno che sono stato nella fruttiera, e temo che non ci staró per molto tempo. Ho paura della fine e di quando ci sará bisogno di me, ma questo fenomeno é normale per una banana come me. La conoscenza del mio destino non mi conforta perché secondo me non é felice. Il mio morboso modo di pensare non aiuta nessuno, compresi a me e gli altri frutti nella fruttiera.

    Gli altri frutti non mi capiscono. La maggioranza di loro é buona e piacevole, ma loro non pensano alle cose fuori dalla fruttiera. Le mele sono particolarmente di idee ristrette quando discutiamo i nostri sogni e intenzioni per il futuro. Durante il primo giorno, ho parlato del mio sogno di ritornare alla mia casa in Costa Rica dove sono cresciuto. Mi manca la bella piantagione della mia famiglia e molti tipi di frutta tropicale. La mia casa era una grande foresta con le piante di banane vicino a un fiume. Ero piú alto dei miei vicini, e cosí ricevevo molto sole e acqua dal cielo. Mi manca sempre il bel tempo della Costa Rica, dove é molto caldo ma piove quasi ogni giorno. Secondo me la Costa Rica é un paradiso di piante, colori, e animali, dove ci sono tanti differenti tipi di cose che si possono escogitare, e tutto esiste sotto il sole bellissimo.

    Io penso che i ricordi siano meravigliosi, ma le mele non sono d’accordo. Loro sono di un mercato locale, e vengono tutte dallo stesso albero. La maggior – si chiama Rosso – é il capo. Rosso ha il colore di un rubino lucente e lei parla sempre per tutte le mele.

    Il primo giorno Rosso mi ha detto “Dici sul serio? Pensi veramente di poter mai tornare alla tua casa? Questo è ridicolo. Sei solo un frutto giallo con una forma strana e troppi pensieri in testa. Ti dirò una cosa: siamo tutti qui per uno scopo che non è quello di ascoltare i tuoi lamenti per tutto il giorno. Lascia quelle idee e accetta il tuo destino.”

    Dopo hanno parlato anche le mele “Sí! Sei buffo. Sei solo una banana e sarai marrone tra poco” e hanno cantilenato “Strano giallo! Strano giallo!”Non mi piacciono le mele.

    Ma non tutti i frutti sono cosi meschini. La mia migliore amica é il kiwi Giada e mi ascolta. Quando mi lamento di altri frutti o quando sproloquio per lunghi periodi di tempo della mia amata Costa Rica, Giada é paziente e mi lascia parlare. Lei é sempre accanto a me quando le mele sono vicine. Mi supporto e mi aiuta, e sarei triste e sola se non fosse la mia amica. Non parla molto, ma penso che siamo buoni amici perché le manca la sua casa come a me.

    Durante il secondo giorno, Giada mi ha detto “Sorridi e non essere triste. Io tengo a te e non voglio che trascorrerai i giorni che abbiamo insieme deprimendoti per ciò che non puoi cambiare. Non sto dicendo questo malignamente. Dico questo perché voglio che tu sia il più felice possibile. Sei un frutto meraviglioso e mi fa piacere che siamo amici. Divertiamoci! Possiamo parlare della tua Costa Rica e della mia Cina. Potresti diventare piú marrone ogni giorno, ma almeno non sei completamente marrone e peloso come me.”

    Ho risposto “Sono sicuro che sei di un bel verde all’interno” ed è arrossita. Sono fortunato e provo ad essere un buon amico per lei.

    Ora non sono cosi giallo oppure nuovo come ero tre giorni fa, ma non sono triste perché ho visto molto nella mia vita. La mia foresta in Costa Rica sará sempre nel mio cuore. Ho imparato molto dai tanti frutti che ho incontrato sull’aereo, nel camion e al supermercato. Nonostante le mele, la fruttiera non era male e ho fatto l’amicizia più importante con un kiwi incredibile. Nel complesso non si puó attraversare la vita mentre pensare costantemente del passato. Una frutta deve vivere senza guardarsi indietro perché la vita è breve ma allo stesso tempo deve essere vivace e prendersi cura dei suoi amici. Questo renderá la vita significativa. Secondo me l’amicizia con Giada e la pace con me stesso mi rendono migliore e danno importanza alle mia vita. Verde, giallo o marrone, sono una banana e sono contento.

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  5. Annie F.

    La Guerra delle Aragoste di Annie Fagan

    Chi nasce nel mare è il più fortunato del mondo. L’aragosta è un esempio perfetto di questo principio. Sono nata nel fondo dell’Oceano Atlantico, e l’acqua salata scorre ancora nelle mie vene. Sono cresciuta con i calamari e i gamberetti; insieme eseguivamo le capriole nelle acque fredde ed esploravamo le fessure scure dei sassi vicini. Non c’erano tanti pericoli oltre alla sporadica platessa o gattuccio, e sapevo nascondermi tra le ombre quando c’era un predatore nei dintorni. Ho goduto un’infanzia libera da paure, e non avevo alcuna preoccupazione. C’era sempre abbastanza da mangiare; si trovavano fitoplancton e piccoli crostacei dappertutto. Mio padre m’insegnava a cacciare gli animali marini e la mia mamma m’insegnava a nuotare velocemente ed efficientemente. Ero un’aragostina felice e contenta. Però è venuto un giorno in cui i miei non potevano più proteggermi.

    Un giorno mentre nuotavo sul fondo sabbioso, ho notato un oggetto nuovo dove prima c’era uno spazio vuoto. Quest’oggetto era rettangolare e fatto di un materiale che non avevo mai visto prima. La struttura mi sembrava stranamente regolare, come una scatola aperta con angoli affilati e una corda che serpeggiava sopra la mia testa. C’era un silenzio inquietante intorno, come se nessuno volesse parlare a distanza udibile dalla scatola. Ancora non sapevo cosa fosse, però mi sentivo minacciata per qualche ragione che non potevo spiegare.

    Mentre guardavo l’oggetto sconosciuto, un’altra aragosta è entrata nell’area. Era un amico da bambina, ma non mi piaceva. Era un tipo avido e antipatico che non voleva mai condividere niente. Camminava intorno alla scatola, ispezionandola. A un certo punto, ha alzato la testa in una maniera decisiva. I suoi occhi hanno mostrato per un attimo una golosità fortissima, come se avesse sentito un odore delizioso. Si è avvicinato e non so come è entrato nella scatola, dove ha trovato un pezzo di cibo. Mangiava velocemente, e se le aragoste potessero sorridere, quella l’avrebbe fatto. Ovviamente era felice di aver trovato qualcosa da mangiare. Tutta la scena però mi sembrava ancora minacciosa. Ho dato un’occhiata finale alla scatola e ai suoi contenuti dopodiché ho deciso di raccontare tutto ai miei.

    Non avevo bisogno di raccontare più di una semplice descrizione della scatola per fare capire ai miei genitori cosa fosse successo. Mio padre ha cominciato a bestemmiare mentre la mia mammà si è seduta con un’espressione di orrore sul viso. Hanno cominciato a spiegarmi che la scatola si chiamava “trappola” e che era stata costruita da un animale pericolosissimo, “l’uomo”, che abitava sopra la superficie del mare. Conteneva sempre pezzi di cibo per ingannarci e farci entrare nella trappola. I miei genitori mi hanno informato che prossimamente la trappola sarebbe stata sollevata dal fondo e sarebbe scomparsa fuori dalla visuale.

    “Ma perché?”, ho domandato ai miei, “Perché gli uomini vorrebbero catturarci?”

    I miei genitori hanno scosso la testa. La mia mamma mi ha risposto, “Non lo sappiamo. Ma nessun’aragosta catturata è mai tornata.”

    In quel momento ho deciso di agire. Anche se non mi piaceva l’aragosta che stava nella trappola, essere catturata dagli uomini era un destino che non volevo per nessuno. Ho informato i miei genitori del mio piano e siamo tornati insieme al posto dove avevo visto la trappola. C’erano adesso ben tre aragoste all’interno che banchettavano golosamente. Una folla di aragoste preoccupate si era radunata intorno e parlava nervosamente. Alcune borbottavano e gridavano ai prigionieri. Usavano parole come sciocchi e condannati.

    Non potevo sopportare di guardare più questa scena. Sono salito su un sasso lì vicino e ho cominciato a gridare alla folla. “Dobbiamo aiutarle! Se ci organizziamo insieme, possiamo salvarle!”. Un silenzio improvviso è sceso nell’acqua. Ho raccontato a tutte il mio piano per salvare le aragoste catturate, che ormai avevano smesso di mangiare dalla paura. Ho visto che tutti erano d’accordo con il mio piano e che facevano un cenno di assenso. Il salvataggio stava per cominciare.

    Avevo deciso che la cosa più importante era tagliare la corda che collegava la trappola alla superficie. In questo modo gli uomini non avrebbero potuto sollevare la trappola. Ho organizzato un gruppo di cinque aragoste. Loro hanno iniziato ad usare i loro artigli per rompere i fili della corda. Era un lavoro molto difficile, perché la corda era stata ricoperta con una plastica dura. Alla fine loro sono però riusciti a romperla, e a quel punto ho singhiozzato di sollievo.

    La prossima cosa da fare sarebbe stata usare i nostri artigli di nuovo per aprirci un varco nella parete della trappola. Per fare questo ci sarebbe voluto molto più tempo perché le pareti erano fatte di un metallo sottile ma forte. Cambiavamo lavoratori ogni cinque minuti per non farci male. Adesso non c’era più il rumore della folla; potevo solo sentire il suono degli artigli che grattavano contro le parete della trappola. Ogni aragosta ha aiutato. Era uno sforzo collettivo, e alla fine siamo riusciti ad aprire un buco. Le aragoste catturate sono state liberate, ed è stato un trionfo felice. Tutti mi hanno ringraziato per aver programmato il piano e aver fatto tornare i prigionieri alle loro famiglie.

    È stato un giorno difficile con un finale felice. Abbiamo imparato a fidarci nei nostri istinti e a non essere ingannati più dagli uomini. Forse non saprò mai dove vanno le aragoste catturate e perché gli uomini le vogliono, ma sono contento nella mia ignoranza. Continuerò a vivere una vita semplice e bella qui, nella profondità dell’Oceano Atlantico.

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  6. Carlo

    Diario di un Pomodoro

    Capitolo Uno: Giorno

    Caro Diario,
    Mi chiamo Giancarlo, e sono un pomodoro. Prima di dieci giorni fa, la mia vita era normale. Ho una madre e un padre (come tutti), ho alcuni amici, abito in un piccolo ecosistema, e ho le molecole importanti dal processo di fotosintesi, come glucosio, fruttosio, e ovviamente licopene, per il mio arbusto! Comunque, tutto è cambiato quando questa nuova agenzia è arrivata…
    Sono venuti un po’ prima del sole, e come vampiri, hanno bevuto i nostri sughi preziosi. Ieri mattina mi sono alzato dopo un temporale forte, e questi cacciatori avevano già preso il mio fratellastro. Poi il mio migliore amico, e mio zio. E poi? Chissa. I numeri crescevano ogni giorno, rapidamente. Questa vita è una gara al rovescio: quando finisci, sei “pronto”. Mio padre dice che stasera dobbiamo scappare, perché domani mattina alcuni uomini dalla fabbrica di Ketchup arriveranno, e il giardiniere deve fare un doppio turno. La mia risposta: chissa? Non ci si può fidare pettegolezzi del grappolo. Credo che ci sia una spia nella nostra pianta: una zucchina tra pomodori.
    Sono stanco. Mi sento molto pesante. O vecchio? Non lo so. Questi giorni, non posso dormire. Ricordo un periodo nella mia vita in cui sognavo di essere un ingrediente su un pasto miracoloso: ero una parte di un capolavoro, un’opera d’arte culinaria, un magnum opus. Poi la mia paure diventate più grande del mio piccolo sogno. Quando gli uomini della fabbrica sono arrivati, abbiamo dovuto trovare nuovi sogni. Non voglio essere su un hamburger, non voglio essere da solo, tra due pezzi di pane bianco. Speriamo che la notte sia breve.

    Capitolo Due: Pomeriggio

    Ciao Diario,
    È difficile spiegare esattamente che cosa sia successo solo due ore fa. Come mio padre ci ha detto (e ti ho scritto), gli uomini Ketchup sono tornati per la nostra salsa; invece li abbiamo evitati! C’è stato un altro temporale ieri sera, questa volta con grandine e venti furiosi. Quando un pezzo di giacchio mi ha toccato, sono caduto del mio grappolo! Sfortunatamente, mia madre, mia sorella, tutti i miei cugini, il mio agente immobiliare, il mio avvocato, il mio dottore, e il mio agente di viaggio sono esplosi in seguito alla caduta. Fortunatamente, prima di esplodere il nostro avvocato ci ha spiegato che, perche l’impiegato dalla fabbrica di Ketchup, non possono raccogliere i frutti da terra. “Sono sporchi”. “Perfetto, grazie” è stata la mia risposta. Invece di vivere l’incubo americano, posso diventare un sogno italiano.
    Quest’abitudine esista per una buona ragione: cinque minuti dopo la nostra discesa, noi abbiamo visto un verme! Ha mangiato il contabile! Non abbiamo avuto potuto aiutarlo, perché non abbiamo mani e cervelli (due cose che, secondo me, sono veramente essenziali per combattere). Tuttavia nei nostri cuori, piangevamo. Sicuramente, la liberta ha un prezzo molto alto. Penso che oggi sia l’ultima volta che posso scriverti: mio padre dice che dobbiamo cercare una zuppa o un piatto di pasta come nostra nuova casa.

    Capitolo Tre: Notte

    Caro Diario,
    Se tu vuoi sapere, fa molto freddo dentro un frigo. Ieri pomeriggio, il giardiniere ci ha trovato sul terreno, e ci ha venduto a un mercato per cibi speciali. Adesso io e mio padre siamo in un ristorante molto famoso e molto bello che si chiama “Pizza all’Aeroporto.” Per loro non era un problema che fossimo un po’ sporchi. A loro, era preferibile! Che strano! Lì, siamo stati bagnati, abbiamo ricevuto un massaggio leggero, e adesso, mi sento pulito e contento. Domani vogliono metterci in un frullatore grande e forte e cucinarci con pane e molti tipi di formaggi. Ah, il ciclo della vita.
    Non ti preoccupare, diario, tutto questo processo è naturale. Sì, certo, mi piace essere un pomodoro, e certo il processo di essere mangiato mi sembra molto strano, ma sono sicuro che ci sia più nelle vite da essere un pomodoro. Quando io ritorno alla terra (con altri escrementi), i miei nutrimenti diventeranno una parte di un nuovo organismo; i miei atomi potranno trasformare in qualcos’altro! E come la nostra trasformazione da stelle a organismi, con ogni cambiamento, diventiamo più complessi e quindi più interessanti!

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  7. Mike

    "Autobiografia degli spaghetti che vanno in America"

    Sono nato quasi un anno fa. Un bel giorno di Ottobre un buon contadino mi ha piantato nella sua fattoria in Sicilia. Per fortuna, e dico “per fortuna” perché non è vero che il grano goda della capacità di muoversi, era un ottimo posto per crescere. Il mare intiepidiva l’aria, il sole brillava quasi ogni giorno, le piogge venivano regolarmente e oltretutto il buon contadino si prendeva cura di me e dei miei amici del campo. Non ci mancava quasi niente e dopo qualche mese siamo diventati grandi e vivaci.

    Ricordo la mia gioventù in Sicilia con molto affetto, ma quando Giugno è arrivato tutti ci impaurivamo. Sapevamo che il contadino si stava preparando a fare il raccolto e che un giorno nei mesi successivi sarebbe stato il nostro ultimo giorno radicati nella terra. Dopo aver passato tutta la vita nello stesso posto, il pensiero di andar via era spaventosissimo. Siccome non avevo nessun controllo sul raccolto, mi sono rassegnato ad aspettare e a provare a non pensarci più.

    Una mattina d’Agosto il raccolto è finalmente iniziato. Tutto è accaduto così velocemente che è un po’ difficile raccontare l’esperienza. Dapprima, ondeggiavo nella brezza leggera della mattina e tutto d’un tratto ho sentito un rumore strano e sono caduto. Il mio mondo, una costante per tutta la mia vita fino a quel momento, ha cominciato a cambiare mentre il contadino mi trascinava verso la strada dove aspettava una macchina che non avevo mai visto prima d’allora. Sono stato caricato nella macchina e la luce del sole è svanita.

    Per un lungo periodo sono rimasto immerso nel buio e quando la luce è ritornata la prima cosa che ho visto è stata una fabbrica grandissima con la parola “Barilla” scritta dappertutto. Quell’istante è stato meraviglioso. Mi sono reso conto che stavo per realizzare il sogno più grande di tutto il grano: diventare pastasciutta e essere servito per un pasto bellissimo ad una famiglia. Ero così emozionato che neanche ricordo il processo doloroso che trasforma il grano in pasta. La mia memoria riprende dal momento in cui mi sono svegliato e ho visto il mio corpo nuovo per la prima volta. Mi ero trasformato in spaghetti! Avevo soltanto alcuni minuti per rimanere incantato da quell’avvenimento prima di venir messo nella mia scatola, ma durante questo breve periodo ho fatto un’altra scoperta incredibile. L’etichetta della scatola era scritta in Inglese! Stavo per andare in America!

    Durante il viaggio, io e gli altri spaghetti nella scatola parlavamo di ciò che avevamo sentito dell’America. Qualcuno spiegava che è una terra di grandi opportunità e che ci sono ricchezze incommensurabili. La conversazione è continuata per giorni senza essere interrotta. Quando siamo arrivati nel negozio americano, tutti avevamo concluso che si deve mangiar bene in America e che avremmo contribuito a realizzare un pasto squisito.

    Oggi è giunta l’ora aspettata per così tanto tempo. Dapprima sentivamo solo il rumore leggero dell’acqua bollente ma d’un tratto qualcuno ha aperto la nostra scatola e ci ha messo in una pentola. Ho notato presto che l’acqua non era salata ma sono rimasto ottimista. Sono passati sette minuti e ho cominciato a sentirmi cotto alla perfezione. Poi è passato un altro minuto, poi un altro, e un altro ancora. L’acqua sembrava troppo calda. Ero diventato morbidissimo dappertutto. Dopo un periodo di tempo che mi sembrava un’eternità, siamo stati messi nello scolapasta ma il danno era già fatto: eravamo già scotti. La madre della famiglia ci ha aggiunto un sugo di pomodoro insipido in un modo sbrigativo. Ho aspettato così per qualche minuto prima di conoscere la famiglia a cui volevo piacere tanto. In realtà, ne ho incontrata soltanto una parte poiché il padre diceva di aver mangiato qualcosa in un appuntamento al lavoro e quindi non aveva fame. Invece di sedersi a tavola, tutti si sono seduti davanti alla televisione e invece di conversare, sono rimasti ipnotizzati davanti alla TV e nessuno ha commentato il cibo. Adesso che sto per essere mangiato, voglio raccontare il mio ultimo pensiero: mi manca l’Italia.

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  8. c2014

    Il memoriale di un’arancia

    Primo giorno:
    Il mio nome è Valentina. Io sono nata in Sicilia e durante la mia infanzia abitavo con mia madre e i miei fratelli. Mia madre è l’albero più bello di tutta l’agricola. Lei è grande e forte con le foglie verdi e brillanti. Ogni giorno la mia famiglia ed io parlavamo e guardavamo la bellezza del nostro paese.

    Ieri, un uomo mi ha strappato dalle braccia di mia madre. Ho sentito i rami caldi e sudati di quest’uomo afferrarmi. Posso sentire il dolore e il suono del momento in cui sono stata separata dal ramo di mia madre anche oggi. L’uomo mi ha lasciato cadere nel secchio di legno con i miei fratelli. Mia madre piange perché quest’uomo l’aveva separata dai suoi figli.

    Secondo giorno:
    Non so dove siamo o stiamo andando. Tutto è buio e fa freddo. Sento un suono strano che non riconosco. Non so come descrivere questo suono, ma è come se la terra fosse in movimento con un tuckaTHUCKtuckaTHUCKtucka.

    Terzo giorno:
    Ogni giorno mi mancano tanto il mio paese e la mia famiglia, e so che non li vedrò più. La mia vita finirà, ma non so quando. Le altre arance dicono che andranno a un mercato, dove saranno vendute. Nessuno sa cose faranno gli umani di noi.

    Quinto giorno:
    Questo è il secondo giorno che siamo nel mercato. Ho imparato che noi siamo cibi. Gli umani non pensano che siamo uguali. I miei fratelli ed io siamo molto famosi nel mercato. Tutti dicono che siamo una frutta deliziosa. Non so se questo è vero perché non sono una cannibale. So che l’odore del nostro corpo è molto buono, ma il nostro sapore?

    Ogni secondo, un umano compra uno dei miei fratelli. Oggi un’umana con i suoi cinque rami con le punte blu e con uno strano vestito peloso, come un cane, ha comprato Jessica, mia sorella. Non so che ne sarà di lei. Questa lupa mannara mangerà mia sorella! Non voglio pensarci su questo, ma mi preoccupo di quando e chi mi comprerà.

    Sesto giorno:
    Oggi, un’altra signora ha comprato me e la mia sorellina, Cynthia. Sono felice che lei ci ebbe comprato insieme, ma mon riesco a smettere di pensare della mia famiglia. Quando lei mi ha scelto, pensavo cui la mia morte fosse arrivata. Starò con Cynthia, la più piccola alla famiglia. Lei piange tutto il giorno e domanda--Quando andremo con la mamma?-- Lei non capisce quello che succede e io non so come dirle la verità.

    Lo stesso giorno, durante la cena:
    Penso che la signora che ci ha comprato sia la mamma della casa. Oggi per la cena, la signora ha fatto un pollo con una salsa di arancia. Sì, lei ha usato Cynthia per la cena. Adesso mi sento in colpa per non aver salvato la vita della mia sorellina. Perché sono viva? Lei era solo una bambina!

    Il piccolo umano e la mamma mangiano Cynthia, ma la piccola umana rifiuta di mangiarla.

    Ma perché, Carinna? — domanda la mamma.

    Perché ho deciso di essere una vegetariana! Non posso mangiare un animale. Questo pollo non è diverso dal nostro cane. Non posso immaginare di mangiare Moco per cena! — dice Carinna.

    Il piccolo umano risponde — Sei pazza! Anche i vegetali e i frutti hanno emozioni. Loro sentono dolore quando li raccolgono!

    Si, si, si! — grido, ma nessuno mi ascolta. È come se nessuno mi potesse sentire!

    Gli umani vegetariani salvano gli animali ma i vegetali sono ignorati! Noi siamo essere viventi, noi abbiamo emozioni! Mia sorella è parte di quel piatto! Non è solo un pollo che mangerai, è anche un essere vivente. Mia sorella Cynthia è morta —grido, ma m’ignorano.

    Cose? Sentono dolore? —risponde la piccola umana. — Non è giusto per i frutti e le verdure. Non posso mangiare niente senza uccidere alcun animale, vegetale o frutta. Devo essere giusta con tutti.

    Giustizia, giustizia! — grido.

    L’umana piccola comincia a mangiare Cynthia.

    Perché?—grido.

    La famiglia finisce di mangiare Cynthia e non posso fare niente. Mi mangeranno e che succederà? Nessuno ricorderà la vita di Cynthia, chi ricorderà la mia? Mi preoccupo di come mi uccideranno. Se urlo, qualcuno mi ascolteranno?

    Per favore! Alcuna persona, aiutarmi!—grido.

    Senti alcuna cosa.—dice la bambina.

    La bambina mi guarda. Lei mi ha sentito! Lei mi ha sentito!

    Che?—domanda la mamma.

    Lei mi guarda un’altra volta.

    Niente. Niente. Voglio mangiare un’arancia.—lei risponde.

    La mamma mi prende e sbuccia la mia pelle. Non so che è peggiore: sapere che la mia morte è arrivata o questo dolore. La piccola umana comincia a mangiarmi. Mi sento più debole ogni volta che lei mi morde.

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  9. Noah

    La saga di aragosto

    Tutta la mia vita è stata lo stesso cammino attraverso una pianura di pietra e sabbia in cerca di cibo. È stata una vita semplice, con solo un fine. Questo fine è stato nella mia testa e gridava «trova cibo, dai, trova subito cibo». Era un incarico duro, per un sacco di ragioni: la competizione, la scarsità, e l’imprevedibilità. Nel mare nebbioso e denso dovevo usare le mie antenne come occhi, e vagavo senza scopo o idea della mia meta, solamente seguendo i segnali che le mie antenne mi davano. Non era una vita difficile, e dal mio punto di vista attuale era un periodo piacevole della mia vita. Non m’interessa cosa mangiare, ero un saprofago. Ero (e in qualche modo, sono ancora) un’aragosta del Maine, l’avvoltoio del mare.

    Un giorno, la mia vita è cambiata completamente. Questo è successo improvvisamente, come vi spiegherò. Prima di questo punto nel racconto, comunque, devo parlarvi delle circostanze che mi ha portato al cambiamento, in particolare due eventi. Il primo evento è stato la sparizione della competizione. Uno ad uno, le aragoste che abitavano sulla mia pianura sono sparite, e non c’erano più. Quando ho cercato di capire che cosa era successo, un pesce mi aveva informato che tutte le aragoste avevano trovato un El Dorado di cibo, una fonte interminabile di teste di pesci e viscere di cozze. Questa fonte di cibo mi aveva tentato, e ho chiesto il pesce di guidarmi all’El Dorado.

    Appena ci sono arrivato, le mie antenne mi hanno sopraffatto con i loro segnali e, l’imperativo di mangiare. Non riusavo a pensare bene, e come già detto, la mia vista sulla pianura non era spettacolare. Ma le cose che potevo vedere mi hanno disturbato. Potevo distinguere un castello di legno pieno di cibi, ma anche di aragoste. Io le ho riconosciute tutte. Erano le aragoste con cui competevo sempre per il cibo. Però, non potevo resistere al mio impulso di mangiare. A questo punto, ho riconosciuto che questo “castello”, questo El Dorado era una trappola per aragoste. Le mie gambe si sono impigliate in una rete nascosta. Io e le altre aragoste eravamo finiti, pronto per morire.

    Allora, le mie memorie è sempre state scarse. Al inizio, sono andato su, su, su, nella trappola con tutte le altre aragoste, in alto sopra la pianura. Poi, ho visto una luce intensa e dolorosa, e non riusavo a respirare. Questo non è durato a lungo, dopo poco stavo respirando di nuovo. Tuttavia, le mie tenaglie erano legate con elastici grandi. Sono stato con tutte le altre aragoste in una cisterna e il mio mondo è diventato piccolissimo. La mia memoria da questo punto è scarsa. Qualcuno mi ha sposato da una cisterna a un'altra, e mi ha misurato, pesato, ecc. Che vita dura.

    Ora sono tirato giù. Sono salito della trappola, e adesso vado giù, giù. In una pentola di acqua bollente. So succederò al mio corpo dopo sia morto. Al capo le mie tenaglie, poi le mie gambe, e alla fine il mio corpo intero saranno divisi e mangiati. Vi prego, ricordatemi. E anche la mia storia, ricordatela. Sto per morire, e per diventare cibo.

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  10. Ana Sofia

    Una polpetta: pensieri e vita
    Ciao, sono una polpetta. E’ un’idea italiana strana, quasi incomprensibile, quelle di mangiare un pezzo di carne macinata in forma sferica. In realtà, quasi tutte le culture e cucine hanno una versione di questo piatto, quindi non è che sia strana l’idea di una polpetta. Quello che penso che sia bizzarro in primo luogo è il modo in cui io sono fatta. Se ci pensiamo, sono composta da cose strane, ingredienti che non sembrano andare né bene insieme né poter produrre un buon sapore, tuttavia noi polpette, facciamo un piatto ben sfizioso, secondo me. Torniamo alla domanda della combinazione dei sapori e ingredienti. Io non esisto da solo come esistono da soli i legumi o il riso. Io devo essere preparata da un cuoco con attenzione alla freschezza e alla qualità degli ingredienti. Questo è già un problema: io non esisterei se non fosse per qualcun altro. Mi sembra ingiusto che io nasca del capriccio di un umano che vuole mangiarmi. La maggioranza dei cibi sono spesso nella loro forma originale, ma io non divento un cibo a meno che qualcuno non mi assembli. Senza essere composta, sono carne macinata e altri ingredienti, ma non sono una polpetta. Qualche volta, ho delle crisi d’identità; non so se io sono semplicemente carne macinata o se sono carne con degli ingredienti aggiunti. Voglio raccontare la mia storia: come sono nata, le mie caratteristiche fisiche, la mia composizione interna. Tutto. Ho un forte desiderio di esprimere la mia essenza.
    Potrei dire che io sono carne insaporita con parmigiano, prezzemolo, pane, aglio e poi fritto in olio ma secondo me questo è una generalizzazione e uno stereotipo di una polpetta. Andiamo con ordine, si deve tagliare a cubetti il pane con l’aiuto di un mixer. Si deve scegliere il prezzemolo fresco con un bel colore verde. Dopo averlo lavato, si trita con un coltello e si fa la stessa cosa con l’aglio. In una ciotola capiente si mette la carne di manzo macinata e si aggiungono quindi il prezzemolo e l’aglio. A questo impasto si aggiungano le uova sbattute e il parmigiano. A questo punto, si deve ben mescolare il composto con un cucchiaio di legno, affinché tutti gli ingredienti siano ben amalgamati. In ultimo, s’incorpora anche la mollica di pane tritata e poi si aggiusta con sale e pepe a piacere. A questo punto, io non esisto ancora. La mia essenza respira, è viva ma io, come individuo, non esisto ancora. Finalmente, dall’impasto si formano con le mani delle polpette leggermente schiacciate. E’ così che nasciamo noi polpette. Delle mani di una persona che un giorno ha deciso di crearci perché questa persona aveva voglia di mangiare carne macinata preparata in questa forma. Ma ancora non sono pronta. Rimane un ultimo passo perché io diventi io. Adesso si mettono le polpette a friggere nell’olio, finché non saremmo dorate. Adesso siamo pronte. Adesso esisto.
    Chi potrebbe crederci? Tanta preparazione per creare uno sfizio saporito che in poco tempo sparisce. In genere, credo che quando la gente mangia le polpette siano servite con altre verdure. Ho sentito che negli Stati Uniti si mangiano con gli spaghetti al pomodoro! Che cosa strana e quasi inconcepibile! Le polpette italiane non possono mai pensare di mischiarsi con la pasta. Le polpette americane, invece, sono contente di raggiungere gli spaghetti! Non capiscono la differenza fra il primo, la pasta e il secondo, la carne. Mi hanno detto che in alcuni ristoranti questo è un piatto molto popolare e si chiama “Spaghetti and Meatballs.” Essere una polpetta, comunque, è più di questo: significa essere composta di vari ingredienti scelti con cura, è composta artisticamente. In oltre, non si può fare parlare della nostra vita storia senza spiegare le nostre origini.

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  11. Matteo

    La mia vita – che cos’è?

    Mi chiamo Giallino. Io sono una linguina (sì, come la pasta). Sono giallo, lungo, e magro. Sono sempre stato una linguina – tutti dicono che le nostre vite cominciano come piante, ma io non ci credo. La prima cosa che ricordo è quando mi sono svegliato in questa scatola, con il resto delle linguine. Dopo molto tempo in una scatola più grande, siamo arrivati al nostro supermercato. Un ‘umano’ ci ha messo qui nel nostro posto, dietro molte altre scatole.
    Viviamo nella nostra scatola, accanto alle altre scatole. Non possiamo muoverci perché siamo linguine e dopotutto non è un problema vivere qui. Siamo contente. Vediamo molta gente che cammina nel supermercato. Abbiamo visto il mercato diventare buio, svuotarsi e riempirsi di gente trenta volte. Siamo la scatola più vecchia di linguine rimaste qui. Non siamo ancora state ‘scelte. ’Si dice che quando una scatola sia ‘scelta,’ tutte le linguine vengano portate al posto dove vive l’umano che le ha scelte. Allora l’umano le mette in ‘acqua’ e le ‘mangia.’ Io non ho mai mangiato, perché noi linguine non abbiamo bisogno di fare niente. Gli umani invece devono ingerire cibo per sopravvivere e così, ci devono mangiare.
    Oggi è cominciato come tutti gli altri giorni al supermercato. Tuttavia, cinque minuti fa, un umano che lavora qui (lo vediamo molto spesso) ha riorganizzato le scatole di linguine, e adesso la nostra scatola è di fronte alle altre, in prima fila. Un umano cliente ci vede, ci tocca….e ci mette nel suo carrello. Siamo tutte nervose. Questo è il nostro giorno. Capiremo quello che succede a tutte le linguine che sono scelte. Si dice che non si senta molto male ad essere mangiato da un umano, si dice che lo stomaco di un umano non sia molto orribile, e che tutto finisca in alcuni secondi. Molto migliore di essere mangiate da un altro animale – si dice che gli animali più primitivi abbiano stomaci e intestini più schifosi e acidi e che non sia molto piacevole essere mangiate da loro. Si dice che non finisca quasi mai; o almeno così sembra. Quindi la nostra fine non sarà orribile.
    Si dice anche che alcune linguine non siano mangiate e che sfuggano, ma alcune di queste linguine sono invece mangiate da gatti o cani che mangiano i rifiuti. Quindi non essere mangiato da un umano è una vita pericolosa e per la maggior parte sconosciuta, perché nessuna linguina è sfuggita abbastanza a lungo per raccontarlo a un’altra linguina.
    Adesso siamo arrivate dall’umano. Ci mette in un posto buio per alcune ore. Cosa ci succederà? Come sarà l’acqua? Come sarà lo stomaco? Non lo sappiamo, e siamo tutte nervose. Eccolo che torna. Sceglie un'altra scatola di pasta, le orecchiette, e le mette in acqua caldissima. Possiamo sentirle mentre urlano di gioia e parlano di come si sentono incredibilmente piacevoli. È vero che l’acqua ci fa rilassare e sentire benissimo! Siamo molto contente. Allora sono mescolate le orecchiette con una ragù e portate via. Non sentiamo più niente.
    Il giorno successivo siamo scelte di nuovo. Questa volta so che andremo nell’acqua. La vediamo, gorgogliante sul fuoco. L’umano apre la nostra scatola, la luce entra dall’alto per la prima volta e siamo capovolte. Cadiamo lentamente nell’acqua.
    Nell’istante in cui l’acqua mi tocca, mi sento una linguina nuova. Mi sento rilassata, i miei nervi non sono più tesi. Posso piegarmi, mi posso muovere, posso ballare! Tutte le altre linguine sono felici come me e si sentono benissimo. Tutte noi stiamo danzando e circolando nell’acqua. Abbiamo quasi dimenticato quello che ci aspetta.
    Dopo un periodo che sembra un’eternità, siamo trasferite di nuovo in un altro posto, in un’altra pentola. Questa pentola è diversa, perché l’acqua va via attraverso piccole foracchiature nel fondo della pentola! Non dimenticherò mai quei momenti in cui mi sentivo come la linguina più felice nel mondo.
    Dopo che l’acqua va via, veniamo spostate un'altra volta, e un liquido rosso ci inonda e si mescola con noi. Questa ‘salsa’ ci fa sentire bene; ci solletica e ci fa ridere. È un liquido molto simpatico e divertente. Mi piace questo nuovo nostro amico.
    Adesso, con la salsa, siamo portate in un posto nuovo da cui posso vedere solo il soffitto. Arriva un oggetto che è usato per spostarci sui piatti degli umani. Posso sentire come parlano nervosamente mentre vengono portate via. Finalmente vengo scelto io. Sono portato in alto e messo con altri amici in fronte a un umano molto più piccolo degli altri. È anche molto più rumoroso. L’umano grande mi ha messo sul suo piatto del umano piccolo con poche altre linguine.
    Questo umanino prende alcune di noi con le mani, e ci mangia. È il mio turno; mi prende, e mi sta portando alla bocca. Sono pronto per la mia fine. Forse sarà facile come dicono tutti. Ma forse è una bugia! In ogni caso, vado verso la sua piccola bocca…
    L’umanino muove la sua mano troppo velocemente – aiuto, sto cadendo! Sono sul pavimento, e non posso vedere le altre linguine che vengono mangiate dagli umani. Forse sarò una delle poche linguine che non sarà mangiato. Forse sfuggirò! Tornerò al supermercato come un eroe! Una leggenda! Sarò la linguina più famosa del mondo!
    Ma no! Cos’è questo? Non ho mai sentito questo rumore. Oh Dio…viene verso di me un animale nero con quattro zampe. Madonna, questo è un cane, una bestia selvaggia. No! Vai via!
    Ma no, viene qua. Sono la linguina più sfortunata che si sia mai stata. Ma perché?
    Addio mondo crudele.

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  12. Luchino

    Io sono Patrizia Patatina ma i miei amici mi chiamano Papa. Volevo dirti alcune cose personali di me stessa prima della mia morte. Forse sei abbastanza intuitivo da capire la mia vita dura. Spero di sì.

    Sono una patatina fritta. Passo molto tempo con i miei diversi amici, come te. Scherziamo e parliamo come tutti gli amici del mondo. Ho molti amici che sono patatine, ma ho anche alcuni amici che sono condimenti come il ketchup o la maionese. È una sorpresa? Passiamo tanto tempo insieme sul piatto e siamo sempre lontani dal cibo più importante come la carne o il pesce. Non vedo mai la mia amica Pasta, perché lei aggiungerebbe troppi carboidrati al piatto. Posso vederla solo nella dispensa e solo se siamo abbastanza fortunati e ci hai messo vicini.

    Non è veramente un problema che molti dei miei amici siano patatine. L’unica cosa sfortunata della situazione è che siamo tutti diversi ma spesso gli altri cibi non possono vedere le differenze. Paolo Patatina ha una macchia marrone sulla sua faccia e Pasquale Patatina è molto più piccolo di me. Voglio dire che non siamo un gruppo di patatine fritte ma siamo individui, e mi pare che tu non riesca a vederlo e questo mi rende insicura. Sono una patatina diversa da tutte le altre. Voglio fare un po’ di chiarezza in questo campo: gli altri cibi mi chiamano Paolo o Pasquale perché non sono in grado di riconoscere le differenze fisiche tra le patatine femminili o maschili. Io sono una patatina femmina! Per favore non chiamarmi Paolo.

    Mi sento confusa quando i miei amici o i membri della mia famiglia sono mangiati con un condimento come ketchup o maionese. Non siamo abbastanza buoni senza le salse? Ma perché? Ho fatto del mio meglio per tutta la mia vita per rendere la mia superficie saporita e croccante. Non è necessario aggiungere sale o salsa alla mia natura! Non sono abbastanza buona che devi coprirmi con una salsa prima di mangiarmi? Piango ogni sera quando vedo il mio riflesso nello specchio d’olio. Mi chiedo perché non possa essere abbastanza buona per te. Sì, certo; ho le macchie e posso essere secca qualche volta, ma sono deliziosa. Il cuoco me lo dice spesso.

    Ciò che mi rende più triste è che non sono stata mai mangiata. Spesso rimango sul piatto per un’ora con tutti gli altri cibi. Parlo con il ketchup o con le altre patatine, ma ogni volta torno nella busta alla fine, immersa nel buio. Forse un giorno sarò mangiata, ma per ora mi sento insignificante.

    Non voglio farti sentire male, ma devo descrivere tutti i sacrifici che ho fatto per essere qui sul piatto per te. C’era un tempo in cui la mia famiglia ed io eravamo parte di una patata. Passavamo tutto il nostro tempo insieme. Un giorno, improvvisamente, siamo stati spellati e strappati. Poi, siamo stati fritti, mentre urlavamo tutto il tempo di dolore. Grazie a dio tutti noi eravamo insieme sul piatto. Non avevamo pelle e sentivamo molto dolore, ma almeno eravamo insieme. Ora non potresti trattarmi con un po’ di rispetto?

    Eccomi sul tuo piatto. Hai appena mangiato la mia intera famiglia. Sono nervosa ma felice perché è chiaro che hai una fame da morire e che stai mangiando tutto il cibo sul piatto. È chiaro che scenderò presto nel tuo esofago, e questa è veramente l’unica esperienza a cui aspiro: non c’è nessun condimento o cibo sul piatto oltre a me, siamo solo tu ed io, e sto aspettando la fine inevitabile. La morte mi pare così misteriosa. Quando metti una patatina nella tua bocca, muore immediatamente. Se non lo mangi completamente ma solo per metà, muore in ogni caso perché finirà comunque nella spazzatura. Mi sento felice perché non vedo nessun condimento, ed è chiaro che vuoi mangiarmi per me, per ciò che sono. Finalmente mi sento abbastanza bella e buona. Sono pronta.

    La tua bocca si apre, mi prendi con la tua mano, e improvvisamente sono dentro di te. È ovvio che tu pensi che io sia unica, perché hai scelto di mangiarmi per ultima. Per la prima volta nella mia vita, sono una patatina sorridente.

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  13. Enrico

    La vita breve e triste di una lumaca
    Figlio, c’è poco tempo, e potrebbe essere l’ultima volta che ti vedo. Voglio dirti alcune cose sulla vita prima di lasciarti per sempre. Forse mi chiedi perchè questa volta sarà l’ultima. La ragione è semplice: domani, o tra un paio di giorni, credo di morire. È difficile da dire, ma è importante che tu sappia. Adesso ti spiego tutto.
    Viviamo in una bugia. Ma papà, mi dici, ci sono campi, c’è l’erba fresca, ci sono i nostri amici; è un paradiso! Purtroppo, viviamo in un carcere infernale, e ho appena scoperto la verità. Ricordi il signore Melmoso? Giocava a scacchi con te quando eri più piccolo. Lui era la lumaca migliore che io abbia mai conosciuto. Era sempre un buon amico, e mi dava ottimi consigli quando avevo dei problemi. Rispettava sempre sua moglie ed era un padre presente e influente nelle vite di suoi tre figli. Quando lui è scomparso, nessuno sapeva che cosa fosse succeso. Nessuno riusciva a trovare il suo cadavere, e poichè noi lumache abbiamo i cervelli piccolissimi, tutti hanno velocemente dimenticato questo mistero, tutti eccetto me. Per qualche ragione, non potevo dimenticarlo, e quando consideravo le circostanze della sparizione improvvisa, mi riportava alla mente altri misteri simili che le altre lumache hanno dimenticato.
    C’era la signora Viscida un anno fa, il piccolo Lorenzo Limaccioso in giugno, persino tua madre in ottobre! Adesso ti ricordi, ma vedi quanto facilmente noi abbiamo dimenticato che abbiamo perso tua mamma! Tanti altri sono scomparsi, infatti, non ricordo la morte di nessuna lumaca! Tutti spariscono, ma li dimentichiamo velocemente. Una maledizione sui nostri cervelletti piccolissimi! Pensavo tra me, ma perchè spariscono? Deve esserci qualche potere malefico che ci attaca. Poi, due settimane fa, ho scoperto la verità.
    Scivolavo sull’erba, e ho incontrato il mio vecchio amico, Mario Melmoso! Ero felice di vederlo, ma lui mi guardava con dolore e tristezza. Sembrava stanco, e quando gli ho chiesto cosa fosse succeso, mi ha detto che non aveva dormito per tre giorni. Stava fuggendo dell’animale più grande che avesse mai visto. Questa creatura l’aveva rapito un giorno con la sua mano grandissima ed era così forte che non poteva opporre resistenze. Non gli ha dato cibo per tre giorni per, a suo dire, pulire il suo sistema. Quando ha sentito questo, ha avuto tanta paura. La settimana dopo, gli ha nutrito solo con farina e acqua, e si è reso conto che l’essere lo stava preparando per essere mangiato! Mi ha detto che gli altri esseri come lui ci mangiano con burro e aglio! Lui era stato fortunato a scappare, ma non pensava di poter fuggire da questo monstro per molto tempo.
    Non potevo quasi credere alle sue parole, ma il fatto che era visibilmente stanco, affamato, e timoroso mi ha convinto che mi stava dicendo la verità. Improvvisamente, ho visto una mano librarsi nell’aria, e lui mi ha gridato, salva te stesso! La mano lo ha afferrato, e lo ha sollevato nell’aria mentre l’essere iniziava ad allontanarsi. Dopo tre o quattro passi, era fuori dalla mia vista, e non ho mai visto Mario da allora.
    Era difficile capire che avevo passato ogni giorno in una allevamento per lumache, ma l’evidenza era chiara e inconfutabile. Mi sono reso conto che un giorno, la mano sarebbe arrivata anche per me. Io guardo le altre lumache e vedo che sono ormai il più vecchio rimanente. So che il mio giorno è vicino, e proverò a fare tutto quello che posso per difendermi ed evitare questo destino, ma se fallisco, cerca di scappare. In bocca al lupo, figlio mio, e ricorda che ti amo.

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  14. jenny

    Le prospettive

    Caro diario,

    Ti scrivo in un momento speciale, ma strano, nella mia vita e francamente non so se sarò in grado di scriverti di nuovo un altro giorno. Questi sono tempi bui per me, non so chi sono adesso. So che non ti ho scritto da molto tempo, ma è perché ho fatto un lungo viaggio questi ultimi giorni. È passato molto tempo dall’ultima volta che ho vissuto nel mio paese e che ho visto la terra vera, quella cosa dal colore marrone, pastosa e a volte umida. Ricordo bene i miei primi giorni in questo mondo, quando ero parte di una vita grande e verde, piena di energia e di sorelle e fratelli. Ho avuto una sorella in particolare che era la più bella di tutte. Eravamo quasi dieci nella stessa pianta, tutti rossi e rotondi come le arance, ma noi siamo una specie diversa né frutta né verdura ma quasi una cosa ibrida tra le due. Come dicevo, la mia sorella che era la più bella sfera: grande e rossa. Lei era la più bella di tutti noi e anche dei nostri vicini. Abitavamo in un paese pieno di queste vigne, dove abitavano molti altri simili a noi. Ognuno dei nostri vicini era parte di una vigna dove tutti i suoi parenti abitavano insieme. In quel paese tutti noi siamo della stessa specie rossa. La vitta era bella, eccetto quando c’erano i giorni in cui le persone che sarebbero venute a togliere i nostri vicini delle vigne. Io non ho mai pensato che questo mi sarebbe successo, ma un giorno quasi una settimana fa, è successo. Sono stato colto dalla vigna, dove sono nato, senza nessun avvertimento.

    Sono stato preso da un mostro con cose strane e pallide, quasi come radici solide dopo un tempo ho imparato che si chiamano le dita. Poi questo mostro mi ha messo in una cassa di legno con altri pomodori come me. Tutti eravamo pieni di paura senza sapere che cosa sarebbe successo dopo. Poi c’erano mie vicine nella stessa cassa di legno tutti gettati sopra di me e gli altri vicini che erano nella cassa. Poi ci hanno portato nello spazio dietro un camion blu con grandi gomme nere. Lì ho visto molte casse di legno con altri pomodori, tutti dello stesso paese.

    Ricordo il suono delle gomme rotonde che guidavano il camion e solcavano la terra dietro per creare nuvole di polvere. Le ricordo bene, quelle nuvole che mi hanno fatto vedere la mia terra scomparire davanti ai miei occhi e il sole che batteva su di noi mentre eravamo nel camion verso chissà che luogo.

    Alle fine del viaggio alcuni della mia specie sono stati portati dal camion e lasciati vicini a una fabbrica chiamata “Prego.” Dopo ho scoperto che è una fabbrica di salsa, ma non so come noi pomodori siamo utili nel processo di produzione della salsa... boh. Penso che sia una cosa strana ma adesso sono in un luogo diverso. Io e cinque altri pomodori, che mi sembrano i più grandi e rossi degli altri, ci hanno portato dentro una borsa scura e poi come per magia una luce luminosa si è presenta in alto del sacco. Poi quello strano membro, con le radici allegate, ha preso i miei amici. Ho sentito un rumore stranissimo, loro urlavano ma il mostro non rispondeva. Il mostro non gli capiva. Poi li ho sentiti parlare di un’unione stranissima. Sono stati tagliati in pezzi rotondi poi combinati con una cosa bianca e morbida, che puzza anche un po’. Penso che lo più presto sarà il mio turno. Avevo paura ma potevo vedere quest’unione come una cosa positiva. Non avevo mai visto una specie come quella bianca, morbida e delicata, e sono quasi belle adesso che ci penso. Queste radici o cosidette dita muovono la specie bianca e aggiungono un pezzo di cosa marrone, come la corteccia di un albero, ma molto più morbida. Non so ma c’è una cosa che mi dice che è quasi il mio turno, quindi volevo scriverti per dirti che forse questo sarà o l’inizio di una bella esperienza. Ci sarà quest’unione di cui non ho mai visto o sentito. Non so ma penso che forse a volte nel mondo succedano cose strane come queste, combinazioni con uno straniero e l’unione di due cose diverse che non pensiamo di essere compatibili. Ho vissuto tutta la mia vita con la mia specie, tutti rossi e rotondi. Tutti pomodori. Sempre nel mio piccolo paese pieno di uno stesso pensiero. Tutti con un simile sguardo al mondo. Non sono stato messo in discussione all’opposto di miei pensieri o il modo in cui vivo, ma adesso penso che queste specie nuove mi abbiano portato uno sguardo originale alla vita o almeno diverse prospettive. Sono nato lontano da qui, ho viaggiato molto, e adesso sono qui e pronto ad ascoltare e a cominciare a comunicare con questi pezzi di pane e formaggio. Anche se sarò solo un piccolo antipasto so che sono parte di una cosa più grande, un’esperienza che in questo momento non capisco completamente.

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  15. Anna

    Le Seppie coi Piselli: L’incontro
    Anna Deffebach
    Ispirazione grazie a “Le Seppie coi Piselli” di Achille Campanile

    “Da questo momento i loro destini sono legati. Nel primo istante c’è un po’ di freddezza, ma dopo poco, bon gré mal gré, s’accordano a maraviglia”
    - Le Seppie coi Piselli, Achille Campanile

    Scena una:
    Sono in un supermercato, in una borsa di plastica, quando vedo qualcosa di nuovo, in un’altra borsa di plastica vicino a me. Dentro ci sono delle cose strane. Sono piccole e verdi. Non ho mai visto niente di simile. Ma adesso sono trasportato, non so dove, ma fuori dal supermercato, in cui ho passato alcuni giorni. Usciamo dal supermercato, passiamo una scuola, un parco, uan banca, e poi entriamo in un edificio. Saliamo le scale, fino al terzo piano, ed entriamo in un appartamento. Dove sono? Com’è che, solo pochi giorni fa, sono stata nel mare profondo, poi su una barca, ed adesso sono in quest’appartamento? E che cosa c’è nella borsa plastica accanto a me?
    Siamo messi sulla tavola e tutto è immobile e tranquillo. Posso vedere l’altra borsa adesso. Ci sono dentro tante piccole sfere verdi, non somigliano a nessun pesce che abbia mai visto.

    Io parlo.
    “Scusatemi, ma che cosa siete voi? Non somigliate a nessun pesce che abbia mai visto!”

    “Siamo piselli, ovviamente. E tu, che tipo di pianta sei? Dove sono le tue foglie, le tue radici, i tuoi semi?”

    “Non sono una pianta! Non so nemmeno che cosa sia una pianta! Io sono una seppia, e sono orgogliosa di esserlo. Io vengo dal mare profondo, dove non si vede il sole accecante. Dove vivo io, tutto è nero, con gli animali strani e fosforescenti che nuotano, alla deriva, nell’acqua. È un mondo tranquillo, calmo, misterioso, pieno di segreti. Si deve mangiare, o essere mangiati. Ci sono relitti, come fantasmi del passato, di un tempo quando i pirati dominavano il mare. Un giorno ho nuotato verso un oggetto sconosciuto, e mi ha intrappolato e mi ha portato su una nave. Io, con tante altre seppie, ho viaggiato in nave per ore, fino ad arrivare ad un porto, e poi sono stata trasportata al supermercato. Nel supermercato, vi ho trovato. Questa è la mia storia.”

    “Non possiamo immaginare questo mondo, è molto diverso dal nostro. Un mondo pieno d’acqua, senza sole, sarebbe terribile! Noi siamo cresciuti in campagna, in una tenuta. Ogni giorno il sole benevolo, simpatico, materno ci ha aiutato a crescere. Le nostre radici sono cresciute più profondamente nella terra e la pioggia ci ha nutrito. Ogni giorno siamo cresciuti più vicini al sole, più forti e grandi e finalmente è stato il nostro momento di essere colti. Siamo stati messi in un cestello e portati al supermercato. Poi ci siamo incontrati con te.”

    “Allora, siamo molto diversi!”

    “Puoi dirlo forte!”

    “Ma siamo qui insieme, non credo che possiamo sfuggire a questa situazione. Non l’abbiamo scelta, ma dobbiamo essere amici.”

    “Siamo d’accordo! Noi siamo dolci, mentre tu sei un po’ più salata. Crediamo che staremo bene insieme.”

    “ Veramente sì. Io ho molte proteine faccio bene ai i muscoli, mentre voi avete vitamine, e voi fate bene alla salute. Insieme siamo una forza potente.”

    Scena due:
    Questa è la storia di come ho conosciuto i miei amici, i piselli. Noi siamo inseparabili adesso, sempre insieme nel piatto- una combinazione che nessuno credeva che sarebbe andata bene, invece siamo perfetti insieme. I miei amici, i piselli, sono sempre con me, nei periodi difficili ed anche nei periodi felici. I nostri sapori si tengono in equilibrio e insieme siamo nutrienti e sani. Un duo dinamico, saremo insieme per il futuro, sul piatto e sulla tavola, i grandi amici del secolo.

    “Insieme vengono scodellati, insieme arriveranno a tavola, insieme verranno assaporati e lodati, né cercheranno di sopraffarsi l’un l’altro.”
    -Achille Campanile, Asparagi e l’immortalità dell’anima. 1974. “Le seppie coi piselli”

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  16. Evan

    Una vita da giudizio

    Guardo la donna che sta camminando verso noi. E chiaro che lei è concentrata e non ha il tempo di essere distratta. Non sorride e i suoi occhi sembrano stanchi e un po’ tristi. Il suo obiettivo è venire al supermercato, comprare le cose che sono necessarie e andare via. Mentre sta venendo verso la nostra sezione, lei prende alcuni peperoni, melanzane, mele e arance senza neanche guardarli. Quando giunge al nostro banco, si ferma. La testa della donna si gira lentamente, prima a destra e poi a sinistra. Ci esamina per decidere chi tra noi è degno di essere comprato. Raccoglie uno di noi alla mia sinistra; ne esamina il colore e la consistenza e decide che non è abbastanza buono da comprare, quindi lo lascia cadere. Continua a cercare nella nostra sezione. Vedo come i suoi occhi stanchi sono concentrati a identificare quello perfetto. Improvvisamente, lei mi sorride allegramente. Penso che sia il mio momento a venire scelto e partire questo banco per sempre. La donna prende il casco di banane direttamente dietro di me e si allontana.
    Quella donna è esattamente come tutte le altre persone che vengono qui ogni giorno. Tutti arrivano al supermercato, la nostra casa, e pensano che sia accettabile giudicarci. Siamo valutati a causa della nostra apparenza esterna quando queste persone non ci conoscono per niente. Gli uomini sono superficiali perché pensano che il nostro colore sia una buona indicazione del nostro interno ma si sbagliano. Sono eccessivamente concentrate sul colore visibile e non su quello che il colore rappresenta. Quando vedono una buccia marrone, per esempio, pensano immediatamente che quel casco di banane non sia più buono, ma non è vero. In realtà, una buccia più marrone indica una banana più matura, e una banana più matura è più dolce e gustosa. Quello è frustante per me perché le persone credono che quando la buccia è marrone, anche la banana sia anche marrone, ma quasi sempre, quest’idea non è giusta per niente. Le persone non ci capiscono affatto.
    Il modo in cui loro ci esaminano, ci schiacciano, e ci giudicano non è gentile. Il fatto che siamo banane non significa che non abbiamo emozioni come tutti gli altri nel mondo. Ci sono molti aspetti della vita di una banana che le persone non considerano. Per esempio, molte delle cose che loro esaminano quando vogliono comprare un casco di banane sono caratteristiche che noi non possiamo controllare. Tutti noi maturiamo a velocità differenti per esempio e non possiamo scegliere con quali banane fanno parte del nostro casco. Spesso, uno o due di noi non sono scelte a causa di “un problema” di un’altra banana nel casco.
    Tutte le persone che vengono al supermercato cercano cibi diversi e hanno in mente le caratteristiche ideali di ogni cibo. Poiché non ci sono molte cose da fare come banana al supermercato, per divertimento, provo a predire quale tipo di cibo, frutta o verdure, ogni persona voglia comprare. La predizione è spesso facile per quando riguarda le banane. Le madri comprano i caschi più grandi e più verdi perché hanno una famiglia a cui pensare le banane devono durare più a lungo. Le persone non sposate, al contrario, comprano i caschi più piccoli e meno verdi (ma certamente non marroni!) perché loro li mangiano subito.
    Tristemente, i giochi che creo nella mia mente non cambiano la vita difficile che io e le altre banane dobbiamo vivere. L’aspetto complicato è trovare la combinazione perfetta. È necessario che la persona giusta arrivi al momento giusto in cui un casco è alla sua maturità perfetta. A volte, il tempismo è corretto e un casco dei miei amici viene scelto, ma per le altre banane, come me, è possibile che il momento non arrivi mai. Non voglio pensare al momento in cui il supermercato deciderà che sono troppo matura per rimanere qui, quindi, per adesso, continuo a aspettare e ad essere giudicata.

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  17. Sabrina

    Il Sale Marino

    Vivere a Miami, in una famiglia multiculturale, mi ha fatto capire come le persone con diverse origini mi usano differentemente per cucinare. Il mio padrone è nato negli Stati Uniti e cucina cibo, principalmente, americano. La signora della casa, però, viene dal Venezuela e non solo mi usa in un modo diverso quando cucina, ha anche delle abitudini uniche nell’utilizzarmi. La mia vita in questa casa finora è stata molto divertente, non mi sono mai annoiato, e attendo sempre con impazienza l’ora di cena per partecipare al rituale delle cucine.
    Per cominciare, sono stato scelto per vivere in questa famiglia a causa della mia versatilità in cucina. C’era una vasta gamma di candidati tra cui avrebbero potuto scegliere, ma hanno selezionato specificamente me. Fior di sale, per esempio, viene utilizzato maggiormente per le occasioni più speciali perché è un prodotto costoso. Salgemma, che è più grande e di un colore grigio, è usato per preparare il gelato. Io sono il sale marino. Mi dissolvo velocemente, il mio sapore si disperde facilmente, e posso essere utilizzato su qualsiasi tipo di cibo. Per questa ragione sono stato acquistato per diventare membro di questa casa ispanico-americano.
    Di sera quando il padrone cucina, lui mi usa per preparare il cibo e per aggiungermi ai piatti una volta che sono serviti. Lui preferisce seguire la ricetta con precisione, così misura esattamente quanto di me deve essere utilizzata, non di più non di meno. Come conseguenza, molti sentono la necessità di aggiungere un po’ di sapore salato al piatto. Invece, quando la padrona prepara i piatti tipici del Venezuela, lei mi mescola con altri condimenti per dare al cibo un gusto più ricco. A differenza del padrone, lei non si fida delle misure rigorose per determinare la mia quantità appropriata. Lei giudica il livello di sale attraverso tentativi ed errori e sperimentazione. Periodicamente, lei assaggia o chiede alle altre persone di assaggiare il cibo per decidere se richiede più sale. Un difetto di questa strategia di sperimentazione e che rende l’imparare a cucinare un processo molto più difficile. Ho assistito a molti piatti guastati a causa delle figlie della signora che mi usano troppo senza avere assaggiato il cibo prima.
    Un altro aspetto interessante di come i Venezuelani usano il sale coinvolge le loro superstizioni. Prima di tutto, quando la padrona o uno dei suoi parenti mi usa durante la cottura prendono un pizzico di me da buttare dietro le loro spalle. Inizialmente, non capivo perché tutti mi buttavano e mi sprecavano, ma dopo essermi reso conto che, per loro, questo fatto significa buona fortuna, ho accettato questo spreco. Un’altro usanza che hanno i Sudamericani è di non passare il sale direttamente dalla mano di una persona alla mano di un’altra persona. La superstizione dietro quest’abitudine è la credenza che le due persone che trasferiscono il sale direttamente, infine, litigheranno. Perciò, durante la cena al tavolo se qualcuno chiede la saliera, una persona la colloca di fronte all’altra e se la passano tra loro senza toccarla simultaneamente. In Venezuela, questa è una tradizione ben nota che ognuno segue, ma negli Stati Uniti questo non è il caso. Quando la mia famiglia multiculturale ha cenato insieme per la prima volta, ero al centro del tavolo da pranzo e ho osservato la confusione culturale. Quando la signora ha chiesto di passarle la saliera ma poi non l’ha presa dalla mano del signore, lui è stato molto sorpreso. Per fortuna, dopo una breve spiegazione non c’era più tensione al tavolo. Vivere in questa casa mi ha aiutato a conoscere culture diverse, tradizioni uniche, e come tutte queste si possono fondere insieme in cucina. Questa esperienza mi ha anche aiutato a imparare su di me. Io sono un ingrediente universalmente utilizzato in molte culture, anche se quest’uso può differire nel modo in cui mi usano. Sono una maniera che le persone possono connettersi e a conoscere l’un l’altro durante la cultura. Sinceramente, sono molto felice di facilitare tali rapporti tra le persone.

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  18. Lorenzo Carlisle

    Il pane per fonduta: una storia di segregazione culinaria

    Sono nato in un forno, come tutti gli altri pezzi di pane. La prima persona che ho visto, il mio creatore, mi accarezzava con le mani coperte di farina e spingeva il suo naso contro la mia crosta per sentire il mio profumo e confermare un lavoro ben fatto. Tutto era meraviglioso all’inizio della mia vita, fino a quando sono stato portato nella camera dei coltelli. Come pane, aspiro a rimanere intero, una pagnotta completa. Si sa il pane è più apprezzato nella sua completezza. A volte, il pane, tuttavia, perde una parte di sé ed è affettato; quel giorno, sono stato affettato, e non come una fetta normale ma nella forma di un cubo. Sapevo, quando mi hanno affettato così, che la mia vita sarebbe stata una vita vissuta nella segregazione. Sapevo che sarei stato destinato alla fonduta.

    Noi, pani per la fonduta, siamo una razza ingrata. Nessun ci apprezza per la nostra essenza basilare. Siamo solo un “medium” per il formaggio, impreziositi dal supermercato con la nostra forma di cubo e il nostro titolo di “cibo culturale.” Ma come mai? Dopotutto, siamo pane dello stesso impasto, solo tagliati da un coltello diverso. Il mio sapore non ha niente da invidiare a quella della baguette esposta nella parte trovata del negozio. Eppure sono qui, accanto al tofu, nell’attesa della prossima persona alla ricerca di qualcosa di stravagante per la cena. Nessuno capisce come ci si senta ad essere diversi in apparenza e pertanto trattati in modo diverso per la propria intera vita. Sono una vittima della segregazione culinaria.

    Per qualche ragione, nessuno estende l’idea di segregazione di qualcosa oltre agli esseri umani. Me credetevi, noi siamo acquistati da quegli stessi ipocriti che gridano per l’uguaglianza dei diritti. Sono di alta qualità, il mio creatore ha un talento enorme, ma se fossi di una qualità inferiore, nessuno lo saprebbe! Aggiungiamo solo alla consistenza della fonduta: non contribuiamo all’esperienza dei sapori del pranzo. Se uno di noi è un po’ stantio, significa che si bisogna coprirlo con più formaggio. Purtroppo, noi, i pezzi di pane, non abbiamo la capacità di organizzare una protesta. Spesso, preferirei avere un sapore veramente orribile, in modo che le persone che mi comprano non giudicassero di nuovo gli altri della mia razza esclusivamente dalla nostra forma. Vorrei, un giorno, essere mangiato e goduto come il pezzo di pane che io sono, o almeno come un ottimo gusto complementare al formaggio, come le verdure.

    Quando arrivo sul piatto con la fonduta, a volte guardo le verdure e la frutta alla ricerca di consolazione. Siamo, dopotutto, gli oppressi dei consumatori ipocriti. Purtroppo non ho mai ricevuto alcun conforto dalle verdure perché sono molto presuntuose. Devo sempre stare lì ed ascoltare gli umani e i loro complimenti: Oooh, ma che deliziosa la carota con questo formaggio! E hai già provato la patata? Oh, Dio, che buona! Non ho mai sentito: dovete provare il pane, è ottimo con questo formaggio! Le verdure mi sorridono mentre sto lì da solo e incompreso. L’unico vegetale che comprende la segregazione culinaria è il sedano. Anche senza avere un gusto forte, il sedano sa come ci si senta ad essere mascherati dal formaggio. Tuttavia il sedano è sempre servito nello stesso modo; conduce uno stile di vita triste in tutte le sue forme.

    Con la lunga storia della segregazione culinaria, il futuro sembra tetro. Che cosa posso fare per guadagnare un ruolo soddisfacente nel mondo del cibo? Giungo all’unica conclusione possibile: che il colpevole è la fonduta, e che deve essere eliminata dalle diete internazionali. V’imploro, pubblico umano, di mettere fine a questo miscuglio di formaggio e restituire al pane il suo valore. A tutti piace la fonduta, ma ai bianchi del Sud piacevano gli schiavi e non c’è una logica in favore della schiavitù. Per troppo tempo la mia razza di pane in forma di cubo è stata esclusa fuori dalla conversazione sulla segregazione. Non sono un “medium” per il formaggio, sono un pezzo di pane, e vi esorto a prendere in considerazione l'idea che tutto il pane è creato allo stesso, e ha la stessa dignità.

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  19. run online

    I get that playing these kinds of games every once in a while is a good way to relax and unwind, but it's not a good idea to let yourself get too engrossed and ignore your other responsibilities. run 3

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