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Gruppo: Rosmarino

 

Il vostro gruppo prende il nome di Rosmarino. Il rosmarino ha una storia antica e molto interessante. Per gli antichi romani era simbolo di eternità e si diceva che il suo profumo contenesse l'anima della terra. Si pensava anche che il suo odore risvegliasse l'amore e che avesse un potere afrodisiaco. Spero che il rosmarino ispiri al vostro gruppo dei diari intellettualmente stimolanti e pieni di idee. Buon lavoro!

Scrivete un commento per "postare" i vostri diari qui sotto, entro le ore 17:00 del giorno che precede la nostra lezione

12 thoughts on “Gruppo: Rosmarino

  1. Enrico

    Il personaggio sembra di tornare a Sicilia dopo un lungo tempo. Lui forse non ha una meta chiara nella sua mente, ma in un certo senso vuole trovare se stesso. C’è qualcosa mancante nella sua vita, e lui torna ai posti che frequentava quando era piccolo per provare a trovarlo. Non sembra di ricordare bene com’erano le cose quando era un ragazzo. Per esempio,quando visita la mamma, le interrompe molte volte per dire, “Non riccordo quello” o “Era davvero così?” È ovvio che lui è molto lontano dal suo gioventù e di Sicilia; ha cambiato molto negli anni intervenienti.
    Quando dice “Non c’è formaggio come il nostro,” rifletta l’idea del detto “Casa, dolce casa.” Il formaggio rappresenta la parte di lui senza cui ha vissuto dopo aver partito da Sicilia. Lui ripete questa frase cinque volte, e le altre personaggi come il venditore di arance e la mamma di Silvestro ripetano anche delle frasi. Il venditore dice “Nessuno ne vuole” molte volte, e a la mamma ripete che suo padre era un “grande uomo.” La ripetazione di queste cose dà un ritmo alla storia. Inoltre, rifletta l’idea di essere senza una meta chiara.
    Le arance sono buone, ma non funzionano bene come una base della dieta. Il piccolo siciliano lamenta il fatto che nessuno vuole comprare le sue arance, quindi lui e sua moglie-bambina hanno bisosno di mangiarle se stesse. Quindi, le arance rappresentano la fame e la povertà. Anche se la vita in Sicilia sembra dolce e rifrescante (come le arance) a Silvestro, è tuttavia piena di problemi e difficoltà.
    La mamma mangia le aringhe ogni giorno nell’inverno. Per Silvestro, lei rappresenta la costanza: è una figura che dopo quindici anni lui può trovare nella stessa casa dove era quando è partito. Infatti, lei non sembra sorpresa a vederlo dopo tanti anni, quasi come se lo avesse apettato.
    Domande: Cos’è succeso davvero con il padre? Perchè lui ha fatto questo viaggio? Perchè lui è partito da Sicilia quindici anni fa?

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  2. Noah

    “Conversazione in Sicila” di Elio Vittorini è un romanzo sotto forma del memoriale. Parla del ritorno del personaggio si chiama Silvestro Ferrauto in Sicilia, la regione della sua giovinezza. Questo viaggio diventa una reinterpretazione della sua terra natia, e lui realizza un’abilità nuova a riconoscere sia la sofferenza viene dalla povertà e i conflitti di famiglia sia la bellezza di questa vita semplice.

    Ci sono due pezzi del libro che abbiamo letto. All’inizio, Vittorini scrive sul viaggio di Ferrauto dal Nord a Sicilia. Questo viaggio, che lui decide fare dopo riceva un messaggio da suo padre che dice che lui ha lasciato sua moglie per un’altra, è fatto nel modo capriccioso e non guidato. Durante il viaggio, proprio sul battello che portarlo attraverso il stretto di Messino, vuole relazionare con i siciliani. Purché faccia, dice “non c’è formaggio come il nostro”, e così dichiara di essere siciliano. Ma i siciliani lo ignorano; non si mangano il formaggio, soprattutto nella mattina, perché sono poveri. Invece si mangiano le arance, che i siciliani sono dati dai proprietari al fine di venderle.

    Il pezzo secondo della parte di libro che abbiamo letto tratta l’incontro Ferrauto e sua madre. Suo marito ha appena partito, e lei sta in stato di miseria. Ferrauto ha una visione della sua giovinezza idealistica, cioè, crede di avere avuto una vita ricca e allegra. Però questa visione è distorta. Ad esempio, Ferrauto crede che sua madre mangiasse i minestroni, se in realità lei mangiava solo le aringhe. Quando lui lo realizza, scopre che sta in errore, e inizia il processo di riesaminare la vita di sua madre.

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  3. Sabrina

    All’inizio del terso capitolo, il narratore è sulla via per la sua città natale in Sicilia quando ne vanta del formaggio che sta mangiando. Un’interpretazione di quest’affermazione è che il formaggio rappresenta i suoi ricordi della Sicilia. Per lui, questo posto è un luogo incredibile dove ha avuto un’infanzia meravigliosa e di cui si può solo dire cose buone.
    Nel quarto capitolo, le arance alludono alla povertà affrontato da molti siciliani. Il “piccolo siciliano” è lo stereotipo del povero italiano che è costretto a cedere alle condizioni della sua vita. Secondo questo personaggio, c’è una mancanza significativa di domanda per le arance, ed è per questa ragione che li mangia. I poveri vivono dei prodotti indesiderati e considerati di seconda classe.
    Infine, nel capitolo sette il rapporto tra le aringhe e la madre è la circolarità di questo pasto e della vita della signora. La vita della madre ha sempre girato intorno agli uomini: prima il padre, poi il marito, e poi i suoi figli. La sua situazione economica assomiglia anche un andamento ciclico. Era povera tutta la vita e continua a essere povera, anche se il figlio è andato al nord dove vive comodamente. Quando suo figlio menziona che sua moglie cucina la carne di bue, lei lo giudica e non accetta questa differenza. Lei è molto impostata nei sui modi e non è disposta a cambiare. Perciò, il narratore domanda: “E a te non viene a noia l’aringa?”. Lui la vede incapace di sfuggire di questa vita povera, prevedibile, e privo di un significato più profondo. È evidente che i ricordi della Sicilia sono incompleti e quando il narratore si rende conto della miseria nel luogo in cui è cresciuto, egli è preso di sorpresa.

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  4. Carlo

    Conversazione in Sicilia

    Ho letto alcuni passaggi di questo libro in liceo ma in inglese. In una versione molto popolare in stati uniti, Ernest Hemingway ha scritto una breve introduzione: lui dice che Elio Vittorini era uno dei scrittori più influenzati a questo periodo. Prima di oggi, non ho fatto il collegamento tra lo stile di Hemingway e Vittorini. Hemingway diventava famoso per un tipo di scrivere: si chiama Parataxis, e lui lo usa in molti libri, in particolare per Addio alle Armi. Ho menzionato questo perché, secondo me, lo stile di Vittorini usa gli stessi principi di Parataxis. Come Parataxis, nel stile di Vittorini, ogni frase è molto lunga e ha idee che dice molte cose diverse. L’ambiente della narratrice cambia molto e in questo modo possiamo vedere ogni cosa che il narratore sente. Poi, perché tutti possono vedere il maniere in cui il narratore pensa, diventa possibile di capire i piccoli cambiamenti nella mentalità del narratore, per ogni situazione. Allo stesso tempo, perche ogni riga ha una grande quantità d’informazione, è molto difficile di vedere il mondo del libro chiaramente: le parole sono simultaneamente un modo di espressione creativa e una prigione.
    I temi di questo libro hanno una funzione molto simile: il lavoro di Silvestro e molto laborioso. Lui è un compositore tipografico, e perche il lavoro e molto noioso, ha senso che il suo mente vaga.

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  5. Noah

    Risotto Patrio

    “Risotto Patrio” di Carlo Gadda è un saggio che spiega il processo giusto di fare risotto milanese. Carlo Gadda, uno scrittore che viene da Milano, è stato un ingegnere primo di diventare uno scrittore. Come uno scrittore lui era un “ingegnere della lingua” e cercava per un tipo dell’italiano meno rigido di quello che esisteva. Si può vedere questa inclinazione sia nella struttura completa sia nelle frasi stesse. “Risotto Patrio” pare un tipo di ricetta, ma non ha la struttura di una ricetta semplice. Gadda estende questa definizione a un’analisi completa del ruolo del risotto nella vita, e il simbolismo che ha. Nello stesso modo d’innovazione, Gadda crea delle frasi complicate (invece di essere nello stilo semplice che caratterizza la lingua normale). Ad esempio, lui usa l’espressione Latino “quantum sufficit” a descrivere quanto burro si metta nel risotto. Essa significa “quanto ne necessita”. L’usa dell’espressione Latino dà gravità alla ricetta.

    Questo modo di scrivere scientifico anche è riflettuto nel processo che lui spiega. Usa le espressioni molto esatte, e le parole scientifiche. Ad esempio, Gadda dice che il risotto ideale ha il riso “non interamente <>, cioè non interamente spogliato del pericarpo.” Il pericarpo è una descrizione biologica della parte di seme esterno. Nello stesso modo, Gadda accenna i “pistilli disseccati” e un sacco delle oltre parti scientifiche.

    Le allusioni del seggio mi interessano. Asclepio (il dio di medicina), Carlo Erba (il pintore), ed i posti Lodi, Ticino, e Cremona sono accennati. Tutte queste allusioni prescrivono gravità alla ricetta. Come Gadda dice, il risotto alla milanese ha “il profondo, il vitale, nobile significato”.

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  6. Sabrina

    Risotto Patrio

    Scritto da Carlo Emilio Gadda, “Risotto Patrio. Rècipe” è un articolo in un giornale di Edinburgh. Quest’articolo è una ricetta dettagliata del risotto. Il risotto è un piatto tipico italiano che è stato modificato secondo della regione, delle tradizioni, o delle preferenze personali. Gadda comincia dicendo che “un buon risotto alla milanese domanda riso di qualità”. Quest’affermazione è indicativa dell’importanza che l’autore colloca in questo piatto e, soprattutto, il significato degli ingredienti utilizzati per cucinare il risotto. Infatti, un tema ricorrente in quest’articolo è l’importanza del burro nella ricetta del risotto. Gadda è insistente sul fatto che si deve usare il burro reale non altri sostituti e, anche, dichiara “Alla margarina dico no!”. Allo stesso tempo, non incoraggia l’uso eccesivo del burro – per lui, la qualità è molto più importante della quantità. Il linguaggio che usa per descrivere questo piatto è sofisticato ed è scritto per un pubblico intellettuale che conosce glie dèi greci, la storia, e i termini più scientifici. Il suo stile complesso suggerisce che il risotto alla milanese non è solo cibo; invece, rappresenta un elemento nella cultura italiana influenzata da molti aspetti degni di un alto livello di analisi.

    Perché Gadda si concentra sul risotto e non un altro piatto?

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  7. Enrico

    Risotto Patrio
    Questo testo è una ricetta per risotto alla milanese descritta creativemente da Carlo Emilio Gadda. I destinatori del testo sono i beneducati che possono seguire il vocabulario di Gadda e capire le sue metafore e allusioni. A volte lui crea delle parole, e utilazza descrizioni imainative come “l’aurato battesimo dello zafferano.” Lui riferisce al risotto alla milanese come “Patrio” e “sacro” perchè è un cibo tradizionale e per lui l’atto di crearlo è quasi un rito religioso. Per gli italiani, il cibo, come il calcio e la moda, diventa una cosa di orgoglio e tradizione. Per esempio, descrive il modo in cui deve aggiungere lo zafferano più floridamente di utilmente. Il testo funziona come una celebrazione del piatto più di una ricetta per farlo se stesso.
    Domande: Cosa vuol dire ‘sbramato’? Dove e quando è fatto risotto alla milanese per la prima volta?

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  8. Carlo

    Non so esattamente che cosa io dovrebbe pensare di questo saggio. Chiaramente, l’uomo che ha scritto questo riassunto del processo delicato di cucinare risotto ama preparare questo cibo, e lui crede in un modo di approntamento molto specifico. A lui, gli ingredienti sono la cosa più importante, perche senza loro, non è possibile di preparare questo “buon risotto.”

    Non so se io ho le stesse credenze di cibo, forse perche non cucino spesso. Amo cucinare con la mia famiglia, quando non c’è molto stress, e amo cenare su qualcosa ho cucinato, ma odio cucinare in una situazione in cui devo cucinare bene. In altre parole, una grande parte di cucinare che sia divertente per me è la possibilità che la cosa io faccio è orribile.

    L’autore di questa lista d’istruzione dice che ci sia solo un modo di preparare questo pasto perfettamente. Certamente, il prodotto finale sarà un capolavoro, perche ogni si prepara ogni parte con amore, e ha ragione per fare ogni cosa che lui fa. Comunque non c’è molto spazio per errore o espressione creativa in questa ricetta. Quando io preparo il mio pasto preferito, maccheroni, faccio qualcosa differente ogni volta; non ho mangiato mai due dei stessi tipi si maccheroni. Preparo i maccheroni con diversi tipi di formaggio, o con pomodori, o senza burro, o con troppo burro. Secondo me, il cibo imprevedibile è buon cibo: in questo modo, credo che sia importante di avere ruoli a seguire, ma quando cucino per me, preferisco pizza con ananas, formaggio, pomodori, salsicce, e salsa piccante, invece di pizza marinara.

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  9. Enrico

    Il negozio è definito un museo perchè ogni tipo di formaggio ha una etichetta con li suo nome, e tutti i formaggi sono visualizzati come se fosse un museo. Come in un museo, tutte le persone che fanno lo speso là possono vedere le cose e apprezare i loro distinti elementi. Il linguaggio è molto importante per il signor Palomar. Lui vede i formaggi come esempi della tendenza umana di categorizzare ogni cosa con un nome, anche se il nome non descrive bene le caratteristiche del formaggio. Il signor Palomar sembra un uomo che non mai sta in fretta, un uomo che prova di prendere il tempo per pensare sulle cose quotidiane che lui incontra. In “Un chilo e mezzo di grasso d’oca,” lui sente un po’ frustrato che nessuno appreza la belleza e stranezza dei ‘tesori’ nel mercato; invece, gli altri vedono la fermata al mercato come un compito noioso ma essenziale, e solo vogliono finire velocemente. Nel capitolo ‘Il marmo e il sangue, il signor Palomar pensa dei rapporti tra gli umani e gli animali. Questa simbiosi di umano e bue (o umano e suina o umano e pecora) è stato importantissimo per lo sviluppo della civiltà. Il signor Palomar vede la carne e rispetta l’animale, ma allo stesso tempo può vederla come un cibo gustoso.
    Domande: Chi è il narratore, e come sa tanto del signor Palomar? Perchè per gli umani è così importante dare dei nomi alle cose che scoprono e creano?

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  10. Noah

    “Un chilo e mezzo di grasso d’oca” e “il museo dei formaggi” sono racconti brevi di Italo Calvino che sono capitoli nel libro “Palomar”. Calvino scrive nello stilo unico e diverso, e questi due racconti mostrano questo fatto. Sempre conscio di sé, e sceglie le parole con cura. L’anno scorso ho letto “se una notte d’inverno un viaggiatore”, in cui Calvino era assorbito con l’idea di come si definisce il processo di leggere. In “Palomar”, la tema centrale è un po’ più mondana e filosofica. Calvino cerca di spiegare il virtù nelle cose comuni, come un negozio.

    “Un chilo e mezzo di grasso d’oca” parla di un giro di Palomar in un supermagazzino parigino. Nell’opinione sua, il negozio è incredibile perché ci sono tutti i cibi insieme e sono presentati nel modo invitante. Cioè, “tutt’intorno sulle alzate di marmo l’abbondanza trionfa nelle forme elaborate dalla civiltà e dall’arte”. Ma lui è da solo nella sua opinione; tutti gli altri clienti “concentrate in se stesse, a nervi tesi, preoccupate di ciò che ha e ciò che non ha”. Solo Palomar ha la capacità di comprendere la bellezza nei cibi.

    In “il museo dei formaggi,” il capitolo seguente, Palomar sta ancora nel negozio, ma questo negozio è un dei formaggi. Palomar è ancora interessato nei cibi, e fa gli appunti al fine di ricordare tutti. La preoccupazione con il processo di scegliere i formaggi è un aspetto unico per questo racconto. Si sceglie un formaggio suo, o tutti i formaggi? Inoltre, si li sceglie, o i formaggi ti scelgono?

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  11. Carlo

    Palomar

    In Palomar, un romanzo di Italo Calvino, il protagonista Palomar osserva il suo mondo e rifletta sulle cose che lui vede. Questo romanzo ha ventisette piccoli racconti della sua vita, e in ogni capitolo lui pensa di grande verità nel mondo. Lui scriva in un modo molto descrittivo, e lui sceglie qualcosa molto piccola. Allo stesso tempo, crede che non sia esattamente importante di pensare di ogni cosa.

    Quando lui parla di un’onda, per esempio, si può vedere i pensieri contrasti nella sua testa. Vuole guardare un’onda e il mare perché è una bella parte del mondo. Comunque lui non vuole essere troppo contemplativo; lui vuole guardare un’onda perché un’onda è bella, non perché è una riflessione dell’esistenza umana.

    Crede che ogni cosa in vita abbia una doppia anima: ci sono momenti, cose, e sensazioni che si possono vedere e sentire, ma dentro tutte queste cose esiste un’altra faccia metafisica, con idee di tempo e esistenza. Lui non può vedere uno senza l’altro: queste due idee esistono nello stesso corpo, sullo stesso plano di realtà.

    Penso che quest’idea del protagonista sia molto bella, ma è un po’ triste. Secondo me, probabilmente è difficile di pensare in questo modo tutto il tempo. Si diventa molto stanco dopo un periodo, perché se c’è un grande significato in ogni momento, sarebbe una tragedia di perdere uno, ed ogni volta si non vede una piccola cosa, si sente come non si incontra una persona molto interessante. Invece, lui o lei è passato e non è possibile di trovare l’importanza.

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  12. Sabrina

    In “Un chilo e mezzo di grasso d’oca”, il protagonista, Palomar, è in una fila in una charcuterie in Parigi, dove ammira i diversi cibi e piatti e cerca di diventare amici con loro, in una certa maniera. Per fare così, l’autore umanizza il cibo; specificamente, lui usa dei parti del corpo umano per stabilire questo rapporto tra oggetto e uomo. Per esempio, Palomar disse: “da una montagna di grasso d’oca affiora una figura femminile, si spalma di bianco le pelle rosa”. Comunque, alla fine Palomar si rende conto che non ha potuto trovare questo collegamento che cercava e, che in cambio, “le galantine non lo [amavano]”.
    Un'altra parte intitolata “Il museo dei formaggi” descrive in dettaglio la charcuterie, che è, in effetti, considerata un museo di formaggini. In questo racconto, il formaggio, come gli artefatti in un museo, viene con una storia e cultura attaccato che fa che la conoscenza di queste cose sono importantissimi quando si sceglie un formaggino. Un modo in cui le storie di questi formaggi vengono detto è attraverso le situazioni sensoriali. Per esempio, il autore descrive le origini di formaggio come degli “prati incrostati di sale che le maree di Normandia depositano ogni sera; prati profumati d’aromi al sole ventoso di Provenza”. Anche se, Palomar va in negozio ben preparato, non è capace di scegliere il formaggio forse preferito, invece sceglie il “più banale”, “più pubblicizzato”. Questo fatto può significare che è il formaggio che, fondamentalmente, sceglie il suo cliente.

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