L’arte Americana per gli Italiani: Le Connessioni tra Italia e America

L’arte dell’America è molto varia. Ci sono tante influenze differenti, e l’arte americana le combina in un modo unico. A Dartmouth College ad Hanover, New Hampshire, c’e un bel museo che rappresenta molti di questi tipi d’arte. Sarebbe un luogo perfetto per avere un’idea dell’arte americana.

 

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Quest’opera è di un’artista iconico per gli americani: Andy Warhol. Andy Warhol era un capo del movimento di “Pop Art” nella metà del ventesimo seccolo. I suoi dipinti esplorano le relazzioni della cultura della celebrità e l’espressione d’arte. Quest’opera del 1975 mostra il cantante “Mick Jagger” del gruppo rock “The Rolling Stones.” Mick Jagger, nel modo musicale, e Andy Warhol, nel mondo artistico, hanno influenzato la cultura in questo periodo in tutto il mondo.

L’opera ha due firme: una in nero di Andy Warhol, e l’altra in rosso di Mick Jagger. La forma del suo viso e un pò astratta e geometrica. Penso che quest’opera sia un buon esempio di due degli artiste piu’ importanti per gli Americani: Mick Jagger e Andy Warhol sono due delle nostre figure più iconiche.

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Questa foto è un pò simile alla prima opera. Ma qui, Andy Warhol non è l’artista, lui è il soggetto della foto! Il fotografo si chiama Christopher Makos, un americano nato nel 1948. Quest’opera si concentra sulla fluidità di genere – Andy Warhol si veste come un uomo, ma la sua faccia sembra quella di una donna.

            Questa photo è una parte della mostra “Males”, o maschi, al Hood adesso. Tutte le opere in questa mostra sono dedicate alla tradizione italiana di celebrare i corpi maschili. Questa mostra sarebbe molto interessante per gli Italiani, perchè l’arte è un’interpretazione americana di un tema italiano.


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Queste due sopra sono opere nella mostra “Geometrics” al museo. Fanno parte della stessa mostra, ma usano geometria in modi differenti. A sinistra, il dipinto è di Eva Hesser, un’artista Americana, nel 1964. Lei ha usato aquerello per fare un’opera completamente astratta. È molto colorata, e ci sono tante forme diverse. Ma anche con la geometria, c’è ancora un senso di libertà.

L’altra opera a destra (nella stessa mostra) usa la geometria in un modo differente. È un aquaforte di Elizabeth Quevanne del 1808 a Parigi. L’artista ha usato le linee chiare, e i colori smorzati.

Penso che queste due opere mostrino un bella differenza del tempo e della cultura. La prima è una cosa tipica delle artiste Americane – l’arte astratta e molto popolare. E il secondo è quasi il contrario. Ma tutte due sono interpretazioni dello stile geometrico. Opere artistiche come quest’opera di Quevanne hanno avuto un’influenza forte sull’arte Americana.

 

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Questo dipinto è un buon esempio di un’altra connessione tra le cose Italiane e le cose Americane. Il pittore si chiama Pompeo Batoni – un artista Italiano del diciottesmio secolo. Lui ha fatto questo ritratto nel 1752 per William Legge, il “Second Early of Dartmouth.” Legge era un uomo nobile britannico e lui ha finanziato la maggior parte dell’università. Anche, lui ha scelto un’artista Italiano per fare questo ritratto. Legge ha avuto un interesse per l’arte Italiana – forse lui ha raccolto le opere dell’artista Italiano Canaletto, la cui arte è anche esposta al Hood Museum.

Intervista con Noemi Magugliani

Ho fatto questa intervista giovedì, il primo di Ottobre, con Noemi Magugliani, il “resident advisor” per il dipartimento di Italiano a Dartmouth, una piccola università ad Hanover, New Hampshire. Ci siamo incontrati nel suo ufficio a Dartmouth Hall. Lei viene ad Hanover da Milano per un anno. In quest’anno, ci sono tante cose che Noemi sperà di poter fare.


Cristina (C): Di dove sei in Italia?

Noemi (N): Sono nata a Varese. Mi sono trasferita diverse volte e negli ultimi tre anni ho vissuto a Milano.

C: Dove sei andata all’università?

N: All’ Università Statale di Milano, è l’università più antica, storica di Milano, in città ce ne sono sette.

C: Quanti anni hai adesso?

N: 22.

C: All’università hai attenuto l’equivalente del nostro Bachelor degree?

N: Si si.

C: E in Italia come si dice?

N: Laurea triennale.

 

C: Perché sei venuta a Dartmouth?

N: Io ho studiato tre anni in Statale. Il secondo anno ho avuto l’opportunità di trasferirmi in una residenza universitaria che in realtà è un collegio di merito che raccoglie 100 studenti delle 7 università di Milano e offre un programma didattica parallelo a quello dell’università: altri corsi altri seminari, altre conferenze. Al tempo stesso offre la residenza, quindi abbiamo un piccolo campus che non è l’università ma è collegata all’università. E questo collegio ha un accordo con Dartmouth per cui ogni anno uno studente di Dartmouth va a Milano e uno studente del collegio di Milano viene a Dartmouth. E così sono venuta a conoscenza della possibilità. I motivi per cui ho deciso di venire a Dartmouth sono tre direi: primo era la volontà di allontanarmi per un pò dall’Italia e, unito a questo, l’opportunità di fare un pò di pratica con la lingua Inglese, perché fuori dal contesto della classe molto spesso mi trovo a parlare in inglese con gli amici. In secondo luogo, mi è piaciuta l’idea di portare un po di lingua e culturaa qui con l’opportunità di lavorare con ragazzi che studiano la lingua italiana. In terzo luogo, questa esperienza mi da anche l’opportunità di lavorare sulla mia ricerca nella laurea Magistrale per andare avanti negli studi.

 

C: Di che cosa ti occupi nella tua ricerca?

N: Migrazioni e integrazione. Continuo a scrivere piccoli articoli e continuo a lavorare su questa ricerca.

 

C: Questa è la tua prima volta negli stati uniti?

N: È la terza volta. Sono stata nel 2005 in Florida a Miami per turismo. Poi sono stata nel 2009 a Phoenix. Sono stata a Phoenix in estate per un corso di lingua in Inglese a Phoenix, e poi ho viaggiato per turismo a Los Angeles.

 

C: E adesso tu sei stata a Hanover per un mese e qual’è la differenza più grande tra gli stati uniti e l’Italia?

N: Tantissime differenze. La piu’ grande e’ il campus, perche’ noi non abbiamo campus. In verita’ sono molto poche le universita’ che stanno iniziando a costruire dei campus. Quindi il mio primo anno di universita’ facevo la pendolare.

C: Cosa significa?

N: Pendolare, è una persona che lavora e vive in citta’ diverse. Mi alzavo la mattina molto presto, alle 5, prendevo il treno alle 6, per essere a Milano alle 8. Quindi avevo ogni giorno due ore di treno per arrivare a Milano e due ore per tornare a casa: tutto il mio primo anno l’ho passato in treno. Poi il secondo e terzo mi sono trasferita a Milano, e sono fortunata perché ho avuto l’occasione di vivere in un collegio universitario mentre la maggior parte degli studenti vive in case private, magari con altri studenti, a volte da soli, a volte con amici che non studiano…Dipende, però non c’è questa struttura dei campus che c’è qui.

C: Il pendolare è una cosa tipica degli studenti?

N: Noi scherziamo su questo…in realtà e’ un pò di slang, però tanti studenti sono pendolari e tanti lavoratori. È abbastanza comune. Anche perchè vivere a Milano è molto costoso, per cui molti studenti vivono fuori Milano. Continuano a fare avanti e indietro. Poi la seconda grande differenza è in classe perchè nella mia università c’erano classi con numeri molto grandi, per esempio ho avuto classi con 100 persone in aula, anche 150, i primi anni, per cui è uno stile di insegnamento molto diverso. Sicuramente questo è un campus, un’università che guarda molto a dare agli studenti tante opportunità per trovarsi fuori dei classi mentre in Italia non è tanto così. Per cui ci sono attività extra curriculari, e sono tante, ma in Italia un pò di meno. Queste sono secondo me le maggiori differenze.

 

C: E gli studenti, c’è differenza tra studenti che sono della stessa eta?

N: Si ci sono differenze. L’università che ho frequentato io è una università pubblica e diciamo che quindi c’è meno selezione all’ingresso. Quindi ci sono divari più ampi tra gli studenti. Ci sono studenti molto bravi, molto motivati, e poi ci sono anche studenti che invece fanno l’università tanto per farla. Secondo me qui gli studenti sono molto più coinvolti, nelle attività e nelle classi, in Italia è un pò diverso, siamo meno partecipi a quello che è il mondo universitario al di fuori delle lezioni.

 

C: Cosa vuoi fare quest’anno a Dartmouth?

N: Sto gia’ frequentando dei corsi qui di African American studies…Mi è piaciuto provare in prima persona come si studia negli Stati Uniti, o comunque in questo College rispetto all’Italia. Inoltre mi piacerebbe ritornare a parlare Francese…Poi mi piacerebbe viaggiare un pò. Nelle pause tra un term e l’altro….nuove amicizie che già sto facendo, mi piacerebbe continuare a conoscere ancora più studenti rispetto a quanto ho fatto fino a adesso. E ogni giorno c’è qualcosa che…oh, voglio fare anche quello…!

C: E la classe in African Studies e’ difficile per te da capire?

N: No, come comprensione, no. Neanche quella scritta. Sono stata abbastanza, secondo me, fortunata perché ho iniziato a studiare Inglese molto presto. Durante gli anni all’universita’  ho continuato a studiare e la maggior parte della mia tesi era basata su articoli e saggi in inglese. È molto semplice per me, studiare o comunque lavorare in inglese. Quello che un po’ mi manca e spero di migliorare e’ la conversazione… essere più fluente più sicura… non avendo mai vissuto in un paese anglofono non ho mai potuto veramente usare l’Inglese costantemente o essere circondata da persone che usano l’Inglese. E si riflette sul livello di  … adesso non mi viene la parola in inglese… che si riflette sulla capacità di essere fluenti in una lingua.

 

C: C’e’ una parte piu’ difficile di vivere ad Hannover?

N: Rispetto a Milano, la dimensione. Hanover è molto piccola rispetto a Milano. A livello generale, devo dire che per ora la difficoltà più grande è non avere una macchina…È un pò complicato soprattutto quando bisogna andare a fare la spesa… è un po difficile. Per il resto sono una persona che si adatta molto facilmente, quindi non ho tanti problemi a vivere in un paese diverso.

 

C; E tu hai detto che vuoi viaggiare, dove vuoi andare.

N: Allora, andremo a New York, presto… con il French advisor e German advisor. All’inizi di dicembre. Poi mi piacerebbe vedere un po’ la costa qui. Probabilmente verrà qualcuno della mia famiglia a trovarmi, forse mia sorella, che ha 16 anni, e mi piacerebbe portarla a vedere Boston, New York, e mi piacerebbe anche San Francisco però e dall’altra parte, è un pò complicato.

 

C: Tu sei la persona che fa tutto con l’Italian club. È tanto lavoro?

N: Abbastanza. Piu’ che altro nella prima fase di programmazione, trovare dei giorni e riuscire a mandare, organizzare le attività, non sembra ma a volte c’è tanto tanto lavoro dietro! Per organizzare una attività ti devi preoccupare di mille cose, prenotare la sala…

C: Ci sono tanti studenti nel club?

N: Si, ci sono abbastanza studenti. Mi rendo conto che la maggior parte degli studenti ha veramente tante tante altre attività. Per cui è un pò complicato riuscire a coinvolgervi, avere tanti studenti che partecipano. Gli appuntamenti fissi, quelli della tavola del caffe sono abbastanza frequentati. Poi ci sono serate di cinema, stasera c’è la prima. Poi ci sono altre attività. Ci sarà un cooking night. Abbiamo fatto anche un brunch con francese e tedesco, e probabilmente lo rifaremo il prossimo trimestre, non questo perché abbiamo passato 8 ore il sabato a cucinare… basta non ne posso più! E poi abbiamo i film, dei momenti insieme solo con il club italiano o con gli altri club…stiamo cercando di ampliare di aprire un pò le attività.


Noemi ha tanta energia, e lei sembra felice di essere ad Hanover. Lei è già occupata con le classi, il lavoro al “Global Village,” e le attività per “Italian Club,” ma penso che lei abbia il tempo per fare tutte le altre cose che vuole.

Spero di averle domandato più cose sulla vita a Milano – ho fatto più domande sull’esperienza di vivere qui. Ma ho imparato molto delle differenze tra gli Stati Uniti e l’Italia. Grazie a Noemi per aver fatto questa intervista!