Un’intervista profonda: l’opinione di Noemi Magugliani

Il venerdì, ventidue di gennaio, ho intervistato Noemi Magugliani, il “Italian Residence Advisor” e tutor per molti studenti sulle sue esperienze vivendo a Hanover. Lei è stata cui per cinque mesi e ha avuto tempo per conoscere le differenze tra due culture.

 

Aidan: “Ciao Noemi, grazie per quest’incontro. Ho solo poche domande per te riguardo a tue esperienze qui a Hanover. Prima, una domanda aperta per riscaldare l’acqua—Che pensi di Dartmouth? Hai pensieri generali? Ti stai divertendo? C’è qualche che ti ha arrabbiata?”

 

Noemi: “Mi sto divertendo molto. Dartmouth mi piace. È un lavoro interessante perché posso stare molto spesso con gli studenti. Che è una cosa che mi piace molto. Posso organizzare delle attività che mi interessano. Posso parlare di argomenti molti diversi. Drill a mattina è un po’… stancante però mi piace… e Dartmouth e molto diverso dall’università in cui ho studiato, quindi è sicuramente un’esperienza molto interessante per me.”

 

A: “Si, grazie. Eh, anche, c’è qualche cosa che le tue aspettative della città di Hanover o dell’università? E qualcosa ti ha colpito quando sei arrivata o che ancora ti preoccupa?”

 

N: “Allora devo dire che la città è molto piccola. Di solito… tutto quello che gli studenti fanno…a maggiore parte che quello che gli studenti fanno è all’interno dell’università. Mentre mi aspettavo qualcosa di più…fuori da Dartmouth. Invece devo dire che è quasi come se Hanover fosse Dartmouth. Quindi mi aspettavo forse qualcosa di più al livello di servizi nella città di Hanover che fossero fuori da Dartmouth. Ehm, delle cose che meno colpita… O bella domanda… Una delle cose… che più meno colpita è stato esperienza di una…di seguir un corso. Ehm, qui a Dartmouth devo dire si è per la dimensione delle classi che è inferiore rispetto a… che è molto inferiore in rispetto alla dimensione delle classi in Italia. Sicuramente la ottima qualità di insegnamento e anche una capacità degli studenti di soprattutto per le lingue di imparare velocemente e facilmente.

 

A: “E cosa pensi della cultura academica di Dartmouth? In quale mode gli stili e l’amministrazione sono differenti di quelli all’università italiana?”

 

N: “Quello che mi piace di Dartmouth è che offre veramente tante opportunità extraaccademiche oltre a un ottimo livello academico. Sono tutte opportunità extra che ci sono e ci mancano un po’ in Italia. In Italia il livello dell’università è molto alto. Quindi per questo mi ha sorpresa ma non particolarmente il livello di Dartmouth. Pero mi sorpresa la quantità di conferenze, seminari, opportunità di viaggiare all’estero di studiare fuori—tutte queste cose. Sono rimasta piacevolmente sorpresa da tutto questo. Ehm…mi…si queste sono le cose che mi hanno colpato di più. Poi il livello di… l’Hopkins Center è bellissimo. È una cosa che in Italia manca totalmente e [anche] un collegamento tra le università…

 

A: “O, davvero?”

 

N: “Le strutture extrauniversitarie ci sono…ma molto molto poco. Mentre qui pur essendo una città piccolissima, c’è un centro che offre film, spettacoli, concerti, di tutto.”

A: “Si.”

 

N: “E anche al livello di cosa che non c’è in Italia… che può sembrare un po’ stupido però secondo me serve a creare uno spirito di appartenenza di gruppo sono tutti i club che ci sono qui e anche gli sport. In Italia è rara trovar un’università che abbia delle squadre cosi presenti nella vita universitaria.”

 

A: “E, da questo—cosa pensi della vita sociale a questa università nei boschi di New Hampshire? E, secondo te, come andrebbe…scusami…la vita universitaria qui se saremmo in centro della città come Milano? E secondo te, sarebbe meglio o peggio?

 

N: “La vita sociale di uno studente di Dartmouth è abbastanza limitata ad altri studenti da Dartmouth. Cosa che invece in Milano per esempio, non succede, molto raro. A Milano, si esce con compagni di università, ma si esce soprattutto con amici che frequentano un altra università di Milano. Per esempio, io ero dalla [università] Statale, pero uscivo molto spesso con ragazze di Politecnico, che quello studiavano… ehm…”

 

A: “Ingegneria, e… si”

 

N: “Non soltanto una materia diversa, cosa che succede a Dartmouth ma anche proprio in una struttura diversa con un’amministrazione diversa e con eventi diversi.”

 

A: “Sempre dimentico che non ci sono le università ‘Liberal Arts’ in Italia.”

 

N: “Esatto, e questa è un’altra cosa che mi piace molto di Dartmouth. Si possono in qualche modo scegliere due campi di studio relativamente diversi di loro e trovare poi una connessione. Mentre in Italia, abbiamo un sistema molto diverso per cui si sceglie già all’inizio un ‘major’…e si continua sul quel percorso per tre anni, o cinque anni, dipende. Mentre qui si può comunque variare molto. Per esempio si può prendere un ‘major’ in neuroscienze e un ‘minor’ in italiano, cosa che in Italia, impossibile.”

 

A: “Anche, mentre stiamo parlando della vita sociale, cosa pensi della maniera in cui regoliamo e vediamo l’alcol negli Stati Utili in generale e a questa università in particolare.”

 

N: “Mhm, in Italia, l’età legale per bere è sedici anni per la birra e gli alcolici leggeri. Diciotto per tutti gli altri alcolici quindi già c’è una differenza al livello di legge. Quello che mi ha sorpresa…non ho frequentato molto…la vita sociale notturna di Dartmouth, pero sono stata a qualche festa organizzata dai ‘grad student’ ed è incredibile come…in alcuni locali in una festa ci sia l’alcol gratuito…e…in quantità industriali. (Risate delle due). È una cosa che in Italia è più rara. Ehm… è un po’ uno shock all’inizio, per esempio in Italia raramente chiedono i documenti quando si compra la birra o il vino o questo cosa, mentre qui lo chiedono spesso. Ehm…non so…non ho… un’opinione un po’… controversa sull’alcol, ma perché penso che ventun anni è un’età eccesiva, come limite. Ma anche perché poi andando in giro per il campus ci si rende conto che comunque non è sempre rispettata questa limita di ventuno anni.”

L’intervista con Filippo Ciabatti

Un’intervista con Filippo Ciabatti, il conduttore dell’orchestra a Dartmouth College.

Jackie Pageau: La prima domanda è, Di dov’è in Italia?

Filippo Ciabatti: Firenze

J: Lei è di Firenze?

F: Si

J: C’è una comunità degli italiani quando è arrivato a Hanover?

F: Penso di si, no? C’è una comunità degli italiani a Hanover. Non so molto ma penso di si.

J: Che cose le manca di più dell’Italia?

F: Dell’Italia? La cosa che mi manca di più è il clima. Qui è molto, molto freddo e in Italia non è cosi freddo. Mi manca il cibo. E ovviamente in Italia è buonissimo; Qui è diverso, diciamo. E poi mi manca la famiglia… la famiglia e le persone più care.

J: Ci sono cose che Lei può fare a Hanover che non può fare in Italia?

F: Sicuramente, andare nel bosco, incontrare i animali, nella natura. Posso fare in Italia ma non posso fare a Firenze, dove sono di solito io. E quindi l’autunno è molto bello. La natura è molta incontaminata. In Italia non c’è il Dan & Whit’s. Fare un attrazione del luogo. Parlare inglese così tanto ovviamente. Cosa altro posso fare qui ma non posso fare in Italia. Devo dire, per esempio, ieri sono andato sullo slittino per la neve.

J: Oh, si

F: Quello de tube, quello non ho mai fatto in Italia.

J: Si, Qual è la cosa che gli ha scioccato di più quando è arrivato a Hanover? Se c’è una cosa.

F: A Hanover, non tanto. Non sono rimasto molto scioccato da Hanover perché ero da tanto già negli Stati Uniti. Sono rimasto scioccato dagli stati uniti quando sono arrivato, si! Sono rimasto scioccato da questi supermercati enormi, tutto aperto, ventiquattro sul ventiquattro. Sono rimasto scioccato da Walmart che aveva le arme, le pistole da una parte e dentifricio dall’altra. E sono rimasto scioccato dalla cultura molto diversa diciamo dal atteggiamento diverso dalle persone. Certamente all’inizio sono molto diverso in Italia.

J: Ho un’altra domanda. Studiare la musica è diverso a Hanover che in altri paesi?

F: Spero che sia diverso sì, perché Dartmouth non è veramente una scuola di musica. È una scuola di “liberal arts” no? C’è un piccolo dipartimento di musica. Per cui, chi fa la musica con me, i miei studenti sono tutte persone che hanno altre attività: ingegneria, architettura, economia, scienze politiche e non la musica. E quindi, e però sono molto bravo e hanno molta passione. Alcuni studiano la musica, alcuni si, ma la maggioranza non è la musica la loro prima materia. Diciamolo interesse. E quindi sono, alcune sono anche molto bravi e dedicati. Che suonano bene. Quindi diciamo che è diverso, è molto interessante.

J: È difficile perché gli studenti fanno molte cose?

F: È difficile, si perché gli studenti fanno molte cose. E quindi è difficile e anche per gli studenti avere la possibilità, e il tempo, di studiare.

J: Si! Bene, Grazie.

L’intervista con Francesca Gilli, PHD

Francesca Gilli è una PHD, e la sua ricerca è nella neurobiologia. Lei è di Torino.

Jane: Di dov’è? Gli Stati Uniti o Italia?

Francesca: Sono italiana.

J: Ah si, e la sua famiglia, tutta vive in Italia negli Stati Uniti—è tutta la famiglia Italiana?

F: No la mia mamma è Tedesca.

J: Anch’io—la mia mamma è Tedesca!

F: E mio papa è italiano. Pero io sono nata e cresciuta in Italia.

J: Ah, quando si è trasferita negli Stati Uniti?

F: Tre anni fa, gennaio del 2013.

J: Perche ha deciso di trasferirsi a Hanover?

F: Lavoro, per lavoro, e perche questa è un’ottima università, e ho ricevuto questa buona possibilità a lavorare in un laboritorio di ricerca.

J: Ah, si, e quale preferisce, gli Stati Uniti o Italia, e la cultura americana o la cultura italiana?

F: Sono due cose differenti, e per alcune cose sono migliori in Italia, ma altre cose sono migliori negli Stati Uniti.

J: Ah, che tipo de cose sono migliori qui o là?

F: Sono nata e cresciuta in Italia, quindi comunque…mi manca la cultura italiana, mi manca il cibo italiano, mi mancano gli amici, mi manca la prosperità che c’è in italia. Ma in altre parte mi piacciono molte cose negli Stati Uniti perche ci sono molte possibilità di laboratorio, perche comunque… La gente è abituata a vivere stare con gente di varia nazionalità.

J: Si, e cosa pensa siamo le principali differenze culturale tra la cultura italiana e la cultura americana?

F: La principale direi… la questa propria multinazionalità, in Italia siamo tutti italiani, qui trovi gente che arriva da tutti i posti del mondo.

J: Si, e quali sono le qualità italiane che le mancano.

F: Il cibo!

J: Il cibo—io so, e io so che il cibo è molte importante nella cultura italiana, e, c’è qualche buona cucina italiana ad Hanover o ha bisogno di cucinarlo a casa?

F:No, devi andare a New York a trovarlo.

J:Si, quindi, ha bisogno di cucinarla?

F: Si, ho molti amici che vogliono…che io sono italiana che vogliono imparare a cucinare italiano e quindi facciamo sempre qualcosa di delizioso, e cuciniamo insieme.

J: Ah si, e c’è una comunità tra i profesori italiani, o gli studenti italiani?

F: Ci sono pochissimi italiani, molti pochi italiani.

J: Ah si, e com’è la comunità italiana di Hanover, o non esiste?

F: Non esiste, non ci sono, saremmo cinque o sei, ma io ho un’amica con cui mi vedo che è Italiana, ma a parte questo proprio non ci sono italiani. Era strano, perché di solito sono tanti italiani.

J: Ah mi dispiace. E in quale parte di Italia abitava?

F: Sono di Torino, al Nord.

J: Si, Torino. Ho viaggiato a Roma, Venezia, Napoli, ma non ho visitato a Torino ma vorrei andare. Preferisce Hanover, o una città come New York o Boston?

F: Inizialmente, non mi piaceva molto, ho preferito stare in una grande città
come Boston o New York. Adesso, direi che mi piace, che tranquillità, e comunque se ho bisogno…prendo un auto e vado.

J:Ma, fa freddo!

F: Fa freddo, si. Ma non lo sapevo…New York non è piu caldo?

J: Si haha, e cosa pensano gli italiani quando vengono a Hanover?

F: Dipende quando, se viene d’estate, gli piace, se viene d’inverno, no.

J: Anch’io. E dove direbbe a un italiano di andare ad Hanover?

F: Ad Hanover in quale posto? Cosa visitare de questo sicuramente, la biblioteca di Hanover, dire che, e puoi andare a fare hiking, oppure andare in canoa se è estate sul Connecticut river.

J: Ah si! E dove a New York si dovrebbe andare a mangiare il miglior cibo italiano?

F: C’è Eataly.

J:Ah si ma Eataly a Roma è meglio, no? Più delicioso.

F: E mangia la Pizza lì, che la Pizza e la vera Pizza Italiana.

J: Mi manca la pizza da Pizzarium a Roma.

F: E lo so. Quando sei stata a Roma?

J: Ho studiato a Roma la primavera scorsa, per tre mesi. Studio la storia dell’arte.

F: Si!

J:Com’è la situazione accademico in Italia?

F: È chiusa, non ci sono molte possibilità. Che c’è la crisi, quindi ci sono pochi posti. Non è come quì, e quindi è molto difficile entrare in università. No ci sono fondi per la ricerca.

J: E anche l’arte!

F: L’arte, che peccato!

J: Si, e ha studiato all’università in Italia?

F: Ho studiato in un’univ ersità a Torino, e poi sono stata in Svizzera Basilea per il PHD

J: Ah, accidenti! Grazie mille per il suo tempo!

Una conversazione con Danielle Camillo

Una conversazione con Danielle Camillo. Danielle è nata in Brasile, ma i suoi genitori sono da Italia. Ha imparato l’italiano dai suoi genitori e nella scuola. Ha studiato in Italia, dove la sua famiglia italiana vive, per tre mesi dopo l’università. Adesso, Danielle vive a Hanover con il marito che è uno studente a Tuck.

 

Di dove sei?

Sono di Brasile ma la mia famiglia è da Italia.

 

Quando hai iniziato a parlare italiano?

Ho cominciato studiare italiano quando avevo sei, perché io voglio andare Italia e vivere in Italia. Ho cominciato a vivere in Italia quando avevo ventotto per studiare.

 

Come sei stato vivere in Italia?

Vivere in Italia era bellissima per me perché ho vissuto con la mia famiglia e papà. Ho conosciuto la mia famiglia che vivono in Italia. Vivono a Alessandria vicino a Torino e a Milano. E studio a Torino. Ho vissuto la vita in Italia.

 

Quanto tempo hai vissuto in Italia?

Ho vissuto solo per tre mese.

 

Quando ti sei trasferita a Hanover?

Sono sparito qua ano scorso con mio marito.

 

Perché Hanover, sei uno studente a dartmouth?

Mio marito è uno studente a Dartmouth. Lui studia a Tuck.

 

Cosa fai nel tuo tempo libero a Hanover?

No c’è da fare in quest’ mese. È fatto studiare a casa e noleggiare il film. E incontro con i miei amici specialmente le persone di Tuck.

 

È stato difficile adattarti al freddo e la neve?

Si, non ho mai vissuto in un paese così freddo. Ma in Italia è freddo pero al fredda non cosi tanto tempo. Quando è freddo fuori io non lascio la mia casa spesso.

 

Ti piace l’inverno qui?

si mi piace l’inverno perché è bella ma non piace che l’inverno dura più di tre mese.

 

Ti piace sciare?

No ho mai sciato… ho paura

Non è difficile ed è molto divertente!

(riso) Sarebbe difficile per me.

 

C’è qualche buon cibo italiano a Hanover?

Non so il nome però c’è un pizzeria a West Lebanon che è buonissima e un altra ristorante a Lebanon che si chiama lui che è buono

 

Di solito cucini o mangi fuori?

Ci piace cucinare a casa pero quando siamo con gli amici mangiamo fuori a West Lebanon perché Hanover è molto costoso.

 

Per la mia domanda finale,

Se foste in Italia in questo momento che cosa faresti?

Vorrei vivere al nord in vicino di Austria perché e bellissima nel’inverno e io conosco molte persone al nord.

Grazie per avermi parlato oggi.

Arrivederci.

Intervista con Irene Adreoni

Irene Andreoni è la moglie di un studente di Tuck ed abita ad Hanover da agosto. In Italia, lei è avvocata, ma ora lei frequenta alcune classi a Dartmouth e vuole imparare bene l’inglese mentre suo marito finisce i suoi corsi.

Irene: Ciao! Come stai?

Isabella: Sto molto bene! E Lei?

Irene: Tutto bene! Grazie.

Isabella: Io ho alcune domande per Lei. Prima, perché ha scelto di vivere ad Hanover?

Irene: Dunque, io vivo ad Hanover perché mio marito è uno studente della Tuck. Quando abbiamo dovuto decidere tra varie “business school” a cui era stato ammesso, abbiamo scelto Tuck ovviamente per via della qualità della scuola, perché era quella che lui preferiva, ma anche perché ci è piaciuto molto la città di Hanover.

Isabella: Molto bene! Lei ha qualche rimpianto di non abitare più in Italia?

Irene: Certamente quando sono negli Stati Uniti mi mancano la famiglia, gli amici, e alcune cose che abbiamo in Italia e non ci sono negli Stati Uniti. Però mi trovo molto bene ad Hanover, sia per via del posto, o sia per via delle persone che ho conosciuto.

Isabella: Ah si, capisco! Ma, è possibile fare delle attività culturale ad Hanover o a Dartmouth? Ci sono degli italiani con cui si può passare tempo?

Irene: D’italiani, che io sappia, siamo solamente io, il mio marito ed un ragazzo, sempre un studente della Tuck, del secondo anno. Io non conosco altri italiani ad Hanover.

Isabella: Se non ci sono molti italiani, dovrebbe essere difficile trovare un buon ristorante autentico italiano ad Hanover.

Irene: So che ce n’è uno, ma io non l’ho ancora provato. Preferisco cucinare il cibo italiano. Sono appena arrivata in agosto e ancora non ci sono stata al ristorante.

Isabella: Certo! Lei preferisce mangiare dei piatti americani quando mangia fuori, o preferisce cucinare i piatti tipici italiani a casa?

Irene: Hmmmmmmmmm. Quando cucino, preferisco cucinare italiano. Ancora non ho scoperto molte ricette tipiche americane. Quindi, a casa cucino italiano. Quando viaggio o vado nei ristoranti preferisco mangiare le cose del posto. In America, cerco di mangiare cose tipiche americane.

Isabella: Ha paura che il cibo italiano non sia buono qui in America?

Irene: Può essere, perché a volte i ristoranti italiani all’estero cambiano un po’ il gusto italiano e non sono autentici. So, per esempio, che a Boston ci sono molti ristoranti che sono veramente italiani. Però, quando viaggio, siccome io già faccio da mangiare italiano, mi piace assaggiare altre cose.

Isabella: Preferisce il cibo americano o quello italiano?

Irene: Bella domanda. Io credo che il cibo americano non sia molto tipico come quello italiano. Quindi, ci sono delle cose molto americane che mi piacciono, però credo che sia una scelta un po’ più limitata. Quando tu vai in Italia, hai tantissime scelte. Credo che il cibo americano, anche quando è buono, perché ci sono dei buoni ristoranti, è un po’ più limitato nella scelta.

Isabella: Finalmente, com’è diversa la vita sociale ad Hanover da quella in Italia?

Irene: Allora, per me tutto è molto legato a Tuck ed a Dartmouth. Gli americani sono stati subito molto gentili e disposti con noi. Questo include gli altri ragazzi di Tuck ed i ragazzi di Dartmouth (ho seguito un corso a Dartmouth come auditor e sono stati tutti molto gentili). Quindi, è stato facile per noi fare amicizia. Non lo so se non ci fosse stata la scuola come tramite se, magari, le cose sarebbero state diverse. Non lo so- per me è stato facile fare amicizia- sono tutti molto disponibili e gentili.

Isabella: La cultura sociale ad Hanover è diversa da quella in Italia?

Irene: Anche in questo caso penso che sicuramente è diversa, ma io sto frequentando persone che non sono soltanto di Hanover, anzi di Hanover forse non conosco nessuno. Sono tutte persone legate all’università e quindi di tutto il mondo. Sto conoscendo diversi tipi di culture e diversi abitudini sociali. Di sicuro ci sono le abitudini di questa parte di America che, in generale, sono diverse delle abitudini italiane, come orari, come cibo, e come tipo di divertimenti. Però, frequentando persone di varie nazionalità, vedo modi di vivere diversi tra loro.

Isabella: Le piace vivere con persone di altre culture, o preferirebbe essere in Italia?

Irene: Mi piace- sto facendo una bella esperienza. Ho conosciuto persone veramente interessanti. Credo che sia sempre un arricchimento. Chiaramente, quello che mi manca quando sono negli Stati Uniti è la mia famiglia ed i miei amici, ma sto vivendo una bellissima esperienza ad Hanover.

Isabella: Il lavoro è molto diverso, o i costumi americani sono simili ai quelli italiani?

Irene: Dunque, io non lavoro ad Hanover. Io ho il visto di studente, quindi non posso lavorare. Sto cercando al momento di studiare bene l’inglese. Però, credo che il mondo di lavoro sia un po’ più diverso di quello in Italia. In Italia, è un po’ più difficile cambiare lavoro mentre in America è molto più facile. Credo in America ci siano molte più possibilità per chi merita. In Italia è ancora un po’ difficile al momento, ma non so di sicuro- non ho mai lavorato negli Stati Uniti, quindi non ho una esperienza diretta.

Isabella: L’università è simile?

Irene: No, è completamente diversa.

Isabella: Dov’ è più difficile?

Irene: Dunque, in Italia sono laureata in legge, e abbiamo un modo molto diverso di affrontare le classi e gli esami. Per esempio, gli esami sono tutti orali. Quindi, tu studi i tuoi libri della materia per cui devi fare l’esame. Poi vai all’esame e il professore ti può chiedere qualsiasi cosa. Negli Stati Uniti credo che il sistema sia un pochino più pratico. Penso che gli studenti, quando hanno finito l’università, sono molto più pronti ad affrontare il mondo del lavoro e magari hanno un approccio un poco più pratico. Partite, mi pare, molto dai casi individuali e dal pratico per poi arrivare alla teoria. In Italia, mi pare, si fa un po’ l’inverso. Insomma, studiamo molto, forse siamo molto preparati sulla teoria delle materie, però abbiamo un po’ più difficoltà ad entrare nel mondo di lavoro. Credo che la difficoltà sia un po’ opposta in America: siete molto preparati facendo il percorso inverso, partendo dal pratico per arrivare al teorico. Questa è la mia impressione- non so se è la verità.

Isabella: Molto bene- è stato molto interessante. Grazie per il suo tempo!

Irene: Molto volentieri!

Un’intervista con Biondo Biondi

Ho intervistato un amico dei miei genitori che si chiama Biondo Biondi (un nome eccellente, no?) Biondo è un professore a Stanford University e quindi vive a Palo Alto, CA. Lui ha visitato Dartmouth, ma non lo ricorda bene, quindi noi abbiamo deciso di parlare della sua vita a California.

Emma: Quando ti sei trasferito negli Stati Uniti d’Italia?

Biondo: Nel 1985. Trent’anni fa.

E: E perché?

B: Per studiare.

E: Nell’università?

B: Nell’università. Sono venuto a fare un PhD qua a Stanford.

E: Quando sei arrivato negli Stati Uniti, qual era la cosa che differiva di più della tua vita italiana?

B: Il cibo! E anche… la gente, il clima, l’università…tante cose differenti!

E: E le differenze, erano interessanti, positive? O eri triste di essere qui?

B: Ero contento, ho dovuto lavorare tanto, studiavo, lavoravo tanto, ma mi piaceva; le differenze…c’erano alcune cose positive, alcune negative; mi mancava la famiglia e gli amici che erano lontani.

E: Negli Stati Uniti, avevi una comunità italiana, all’università o fuori dell’università?

B: No…ma avevo alcuni amici italiani, sì, che ho incontrato giocando a calcio. E poi, abbiamo fatto amicizia; giocavamo a calcio, siamo andati a sciare, e poi, uno con uno, sono andato a vivere insieme come studenti, abbiamo vissuti insieme qualche anno, come studenti.

E: Parlavi italiano con gli amici italiani?

B: Sì, ma no tantissimo perché spesso avevamo anche altri amici che erano americani, francesi, persiani, come Nazila [la sua moglie]!

E: Penso che tu abbia già risposto a questa domanda, ma vediamo: oggi, che cosa ti manca più di tutti d’Italia. Chiaramente, hai una famiglia e molti amici qui, ma cosa ti manca?

B: La famiglia italiana, e gli amici.

E: Può essere difficile spiegare ai tuoi amici americani com’è la vita italiana?

B: Mmm, no, perché molti dei miei amici americani hanno viaggiato in Italia, per cui, sanno alcune delle differenze tra la vita americana e la vita italiana.

E: Hai più cose che vuoi dire sulla transizione da Italia agli Stati Uniti?

B: Hmm…la cosa più difficile era la lontananza della famiglia, degli amici, e lavorare molto di più, come ho detto. Ma questo anche perché, come vedrai quando inizi a lavorare o a fare le “graduate school,” uno finisce per lavorare di più che a liceo o a scuola. Qui dipende anche della fase della vita.

E poi, avevo fatto degli amici americani. È stato un po’ difficile con la lingua, modo di pensare differente, ma come sai, alcuni dei miei amici americano che sono durati tutto la vita sono i tuoi genitori.

E: Aww! E un’altra domanda: quando hai deciso di vivere negli Stati Uniti dopo l’università?

B: A l’inizio, subito dopo, Nazila e io pensavamo di andare, di trasferirci a Parigi. Poi….siamo rimasti qua, e poi, sai, una volta che hai il lavoro, gli amici, la famiglia…questa qui è la mia seconda casa, anzi, oggi io ho vissuto più in California che ho vissuto in Italia. Poi magari sono più californiano che italiano!

E: Sì! Puoi andare in Italia frequentemente, o no?

B: Sì, vado in Italia due o tre volte all’anno.

E: A visitare la famiglia?

B: Visitare la famiglia, in vacanza, per lavoro, quando posso andare. Per esempio, prima di Natale, io sono andato per lavoro in Francia, e sono andato a Milano a visitare la famiglia, la fine settimana prima e la fine settimana dopo. Quando sono in Europa, appena posso, passo in Italia.

E: Bene! Grazie mille per avermi parlato!

B: Prego!

L’intervista con Graziella Parati

Graziella Parati è una professoressa di studi di genere e l’italiano a Dartmouth. Lei è di Italia ma vive a Hanover oggi. Questa intervista è per informazioni sulla vita in Hanover per i residenti italiani.

Madeline: Di dove è?

Prof. Parati: Io sono di Milano. Io ho lasciato Milano tanto tempo fa. Ho vissuto più in gli Stati Uniti che in Italia.

M: Quanto tempo ha vissuto a Hanover?

P: Hanover? Sono venticinque anni. Un tempo lungo.

M: Quali sono le maggiori differenze culturali tra la gente qui e in Italia?

P: Si potrebbe scrivere libri su questo. Dipende. Non ci sono gli italiani, e non ci sono gli americani. Dipende da dove sei in Italia e dove sei negli Stati Uniti. Io sono cresciuto a Milano, dove non tornerei a vivere. Preferisco, per esempio, Roma, dove ho piu amici ha rispetto Milano. Qua nella Upper Valley, non è un posto dove le persone sono “warm and fuzzy.” Dove le persone sono più fredde ed è difficile fare amicizia. Preferisco, per esempio, New York, dove c’è una più grande città e dove ho altre amicizie; cosa di questo tipo. Quindi questo sono un po le differenze sono, ma con gli americani sono cambiano tanto. Dipende da dove sei uguale in Italia.

M: Quali sono le maggiori differenze nello stile di vita?

P: In Italia, sei molto legato al circolo della famiglia e anche dei parenti. Qua, negli Stati Uniti, molto meno soprattutto per me perché io non ho nessuno qua. Ma dire questa è la differenza principale.

M: Qual è la cosa che preferisci di Hanover?

P: L’aria pulita. È una zona bellisima. C’è la natura bellisima. Mi piace lavorare a Dartmouth; quindi è una delle cose che mi piacciono. Mi piace lo fatto che ci sia tanto traffico. Arrivo al mio ufficio in dieci minuti. Dove fare un ore in un oltre strada. Quindi questo mi piace molto.

M: Qual è la cosa meno preferito di Hanover?

P: Il clima. L’inverno. Vorrei poter spostare Dartmouth in Arizona.

L’intervista con Cristoforo Coppola

Ho intervistato Cristoforo Coppola . Cris è nel suo primo anno a Dartmouth. Lui è di Napoli.

Nick: Di dove sei?

Cris: Io sono di Napoli.

Nick: Quale regione?

Cris: Napoli è nella regione Campania.

Nick: Qual è la più grande differenza fra l’Italia e l’America?

Cris: Secondo me, i cibo. Generalmente la più grande differenza è il cibo e la storia. Perchè l’Italia è molto piu vecchia dell’America.

Nick: Come fai a regolarti per il freddo?

Cris: Basta comprare molte giacche a date per il freddo, perchè un freddo cosí non esista in Europa.  

Nick: Ti piace il freddo?

Cris: No… mi piace sciare ma non mi piace questa intensità di freddo. Preferisco il villaggio al mare. Il mare è bel tempo.

Nick: Ti piace Dartmouth?

Cris: Si, questo campus è bellissimo. Un’atmosfera è molto gradevole e stimulante.

Nick: Cosa ti manca di più dell’Italia?

Cris: Il cibo… tutte le abitudini italiani come il caffe, il giornale, e certamente la famiglia.

Nick: Quale ristorante ha la miglior pizza?

Cris: Non EBAs. Foco è sicuramente meglio di EBAs.

Nick: Che cosa significa vivere in America?

Cris: Significa cambiare abitudini, confrontarsi con una nuova cultura, più moderna, più energetica, e più intraprendente. C’è sempre la voglia di fare per cosa di nuovo.

Nick: Vuoi vivere nell’America dopo aver frequentato l’università?

Cris: Si, io lo considero molto. Vivere qui è piacevole.

Nick: Quando hai imparato a parlare inglese?

Cris: Ho imparato a parlare inglese quando avevo nove anni.

Nick: Sai parlare altre lingue?

Cris: Si, parlo anche francese da quando sono nato. Quindi parlo Italiano, francese, e inglese. Tre lingue.

Nick: Cosa ti piace di più dell’America ?

Cris: La cosa che mi piace di più dell’America come ho detto è questo spirito di fare sempre di più. E essere pronti a rischiare. Non avere paura di perdere, ed è questo che fa dell’America speciale.

Nick: Che cosa non ti piace dell’America?

Cris: La mancanza della storia in confronto un paese come l’Italia.

 

Nick Tomkins

L’intervista con Danielle Camillo

Danielle Camillo vive a Hanover con suo marito che studia a Tuck. Lei è brasiliana, ma ha parenti italiani nella sua famiglia. 

Zachary Schnell: Primo di iniziare, grazie molte per il tuo aiuto, e mi dispiace che non ti do molto tempo per preparare, ma penso che sarà un’intervista corta. Secondo, il progetto—non so se Fernanda, la tua amica nella mia classe, ti ha parlato del progetto.

Danielle Camillo: No.

Z: È della vita di un’italiana a Hanover.

D: Okay.

Z: La mia prima domanda è perché stai a Hanover? Che materie tu studi? Che classi frequenti?

D: Bene. Io sono brasiliana però tengo un’altra famiglia italiana. Io sono venuta a Hanover l’anno scorso in agosto, perché mio marito nel passato ha cominciato a studiare a Tuck. Quindi lui—

Z: Oh, a Tuck?

D: Scusa?

Z: A Tuck?

D: A Tuck.

Z: Capito.

D: Lui sta nell’MBA. Io non frequento nessuna classe; non vado alla scuola. Io studio a casa. Inizierò a studiare come lui nel prossimo stato quest’anno.

Z: Okay. E—

D: Cosa che faccio al fine è studio a casa, o leggo, o vado in palestra. Queste cose.

Z: Che cose a Hanover—non a casa—fai? Ti piacciono i ristoranti o ci sono altre cose a West Lebanon? Pensi che sia una città piccola o è similare alle altre città in cui tu hai abitato nel passato? Capisci?

D: Si.

Z: Okay.

D: Hanover è una città piccola.

Z: Si.

D: È una città…è la più piccola che ho mai vissuto. Però mi piace che è una città piccola così perché  la comunità è più stretta. Abbiamo tanti amici. Questa mi piace di più, che ho molte cose  che faccio fuori la casa, come andare a un pub con i miei amici e la facoltà. E vado a piedi in palestra. E questo… vado alle feste a Dartmouth o a volte non c’è tante cose da fare perché è una città piccola. La facoltà ci offre diverse cose da fare. 

Z: Quando pensi di una cultura americana, o una comunità come tu hai parlato, pensi di Hanover o pensi di una città più grande come New York?

D: Penso delle cose buone in tutti due. New York è una città troppo grande per me. Io abitavo a San Paolo, Brasile, e anche è una città più grande. Mi piace la città grande. Ci sono le varietà di cose, secondo me. Le varietà dei ristoranti, le varietà di… di cose da fare. È… bene. A Hanover andiamo sempre e sempre agli stessi due posti. E questa non è una buona varietà, però la città grande è più… le persone sono più aperte a Hanover, e ci sono più amici, e mi piace più di New York dove non ci sono le foglie

Z: Pensi che ci siano altre culture a Hanover? So che è molto piccolo, quindi non ci sono molte persone diverse, ma trovi, per esempio, una comunità italiana o no?

D: Le persone che conosco sono le persone di Tuck, e ci sono alcuni italiani però non tanti.

Z: Si.

D: Che un’italiana chi è parte italiana come me. E possiamo comunicare l’informazione. So che c’è un percento della classe che è internazionale.

Z: Grazie. Finalmente, una domanda per me: che pensi del cibo?

D: Il cibo americano?

Z: Si.

D: È… me piace a volte come un hamburger o una cosa un poco più… si, americana. Però mi piace la varietà quindi mi piace che posso trovare nel supermercato—posso trovare gli ingredienti— e mi piace cucinare la cena. Quindi la faccio tutto a casa o alle volte trovo qualcosa in un ristorante italiano che c’è a West Lebanon. Però mi piace. Mi piace lo stile americano, ma non tutti i giorni.

Z: Andrò a Roma per studiare questa primavera. Penso di essere più eccitato per i mercati alimentari. Quindi mi piace—prima di chiedo, tu hai visto il mercato nel verde di Dartmouth nell’autunno?

D: No, non sono andata nell’autunno, però ho un supermercato a destra della mia casa.

Z: Grazie mille.

Un’intervista con uno storico dell’arte italoamericano, Nicola Camerlenghi

Da Paulina Calcaterra

Io ho fatto un’intervista a Professore Nicola Camerlenghi per scoprire che tipo di vita una persona italiana ha quando vive a Hanover. Lui è un professore della storia dell’arte a Dartmouth, e lui si è trasferito a Hanover nel duemilatredici. È nato in Svizzera, ma ha passato tanto tempo a Roma.

Paulina (P)- Ciao, grazie per avermi incontrato! Prima, vorrei chiedere di dove sei in Italia?

Professore Nicola Camerlenghi (NC)- Sono di Roma. Ho vissuto molto Roma, ma la mia famiglia è di nord Italia. Però la città dove io ho vissuto di più è Roma.

P- Molto bene! Tu sei nato in Italia?

NC- No, sono nato in Svizzera.

P- Oh, interessante. Perché Svizzera?

NC- Perché la mia mamma è svizzera.

P- Ah si, e tuo padre è italiano?

NC- Esatto!

P- Bene, molto bene. Com’era la vita italiana?

NC- Era diversa, ma molto bella; vivere a Roma è un’esperienza unica. Mi ha fatto quello che sono; mi ha stampato da giovane per diventare una persona che è interessata all’arte, per esempio, e all’architettura, perché a Roma c’è molta arte e molta architettura.

P- Quando nella tua vita hai vissuto in Italia?

NC- Ero in Italia da quando avevo otto anni, finché ne ho avuto tredici.

P- E andavi a scuola lì?

NC- Si!

P- E era la scuola italiana diversa di un altro tipo di scuola, come in America?

NC- Si, era più difficile.

P- Perché era più difficile?

NC- Perché si imparava di più, si memorizzava di più, si imparavano cose più complicate. Quando sono venuto in America, per esempio nei corsi di matematica, mi stavano insegnando cose che avevo già imparato l’anno precedente in Italia.

P- Ah, interessante. E visiti la tua patria spesso oggi e ancora hai famiglia lì oggi?

NC- Si, vado almeno una volta all’anno, e tutto la mia famiglia, eccetto mio pappa e mia mamma, sono qui in America. Mio bambino e mia moglie sono qui, tutti gli altri sono in posti diversi.

P- Bravo. E perché vivi a Hanover e quando tu ti sei trasferito qui?

NC- Allora… Vivo a Hanover perché insegno a Dartmouth, come sai, e mi sono trasferito qui nel duemilatredici.

P- Hai avuto aspettative della vita qui e si sono verificate?

NC- Si, un’aspettativa era che è un posto freddo, e quest’è verissimo, confermo! Un’altra era che il paesaggio sarebbe molto bello, e questo anche molto vero. E le persone sono quelle che mi aspettavo a trovare: persone intelligenti perlopiù simpatiche.

P- Molto bene! Com’è una giornata tipica per te in Hanover?

NC- Mi sveglio, porto mio bambino a scuola, e lui va al asilo nido, ha meno di tre anni, a due anni, io vado a scuola e ho incontri oppure insegno le classi, e nel pomeriggio torno a casa o vado a prendere mio bambino, poi faccio lo shopping al Co-Op.

P- Come una serata tipica durante il fine di settimana?

NC- Naturalmente, Beer Pong durante il weekend! E poi, cosa succede, vado al cinema, vado al museo con la mia famiglia durante il weekend, nella sera, si mangia bene ai ristoranti, cocktails, cena, e un film al cinema.

P- Molto bene! Qual è la tua cosa preferita di Hanover e una cosa che tu cambieresti?

NC- Che puoi camminare in giro per i paesi e c’è tanta gente che ti conosce, perché siamo un piccolo gruppo e c’è sempre qualcuno che conosci. E una cosa che cambierei è l’inverno. Anche tu?

P- Mi piace la natura qui, e l’inverno è una parte di quello, ma è un po’ troppo freddo. Piacerebbe vivere in una città grande, come Roma?

NC- Si, come Roma no, perché Roma è troppo grande, troppo caotica, ma un posto come Boston magari sarebbe bello.

P- Si, sono d’accordo. Qual è la tua stagione preferita a Hanover?

NC- L’autunno, perché è colorato e anche un po’ malinconico; è una sensazione nostalgica, ma è bello…un’emozione ricca, non è come gioia ma è un senso ricco.

P- Che cose ti manca della vita italiana?

NC- Mi manca il cibo, e il paesaggio diverso e vario, perché a Hanover puoi guidare per tanti miglia e il paesaggio non cambia, ma è molto diverso in Italia.

P- Vorresti stare a Hanover per tanto tempo di più?

NC- Si, vorrei rimanere a Hanovre per tanti anni di più perché il mio lavoro è qui.

P- Ah, si. Che cosa farai quando tu partirai Hanover?

NC- Io prenderò il mio pensione e forse vivrò in un castello in Umbria.

P- Molto bene! Grazie Professore per avermi incontrato e per aver discusso con me la tua vita in Hanover!