Il Museo Hood: un centro culturale ad Hanover

Hanover, New Hampshire, è una piccola città dove abitano soprattutto gli studenti della laurea di Dartmouth, gli studenti della laurea specializzata, i professori dell’università, e le loro famiglie. Dato che la maggioranza degli abitanti di Hanover sono studenti, il museo Hood (creato in 1985) ha un solo obiettivo: promuovere l’apprendimento dell’analisi criticale dell’arte in tutti i suoi visitatori indipendentemente della loro formazione.

Quindi il museo offre una varietà spettacolare di mostre permanenti e temporanee per attrare un pubblico diverso costituito da studenti della scuola elementare e del liceo di Hanover; e anche studenti della laurea e altri visitatori nonostante i loro interessi. Infatti, l’architettura del museo contribuisce all’apprendimento dell’arte. La presenza di varie pareti pitturate di colore diverse che separano le esposizioni del museo incentiva questa varietà di collezioni esposte al Hood. Inoltre, aspetti come il Bernstein Study-Storage Center, dove i professori possono far vedere ai loro studenti le collezioni che sono nel deposito del museo, promuovono la discussione interattiva dell’arte. Similmente, il Hood Museum of Art Auditorium offre un’opportunità di interagire con gli intellettuali del mondo dell’arte per scoprire le prospettive diverse che contribuiscono all’arte. Per i visitatori che scelgono di fare un giro nel museo da soli, ci sono anche i volantini che si chiamano “A Closer Look,” che descrivono gli aspetti importanti dell’opera d’arte e mettono a fuoco l’attenzione dello spettatore.

L’organizzazione delle esposizioni anche incoraggia una riflessione analitica dell’arte.  Di fatto, vicino all’entrata del museo, c’è l’opera “Wall Drawing” di Sol LeWitt (1990) che consuma la maggior parte della parete. Davanti dall’opera, ci sono degli sgabelli dove ci si può sedere e riflettere sull’importanza dell’opera, il significato dei colori diversi dipinti sulla parete e la potenza dell’orientamento variato delle strisce. Quindi gli sgabelli sono strumenti della riflessione: aspetti dell’architettura del museo che forzano gli spettatori ad essere critici e analisti dell’arte.

Comunque, spesso le opere sono piccole paragonate alle pareti su cui sono messe e le descrizioni dell’opere sono scarse. La vuotezza nelle pareti incoraggia l’interpretazione creativa dell’opera privo di una analisi concreta che potrebbe ristringere la creatività degli osservatori. Ad esempio, l’opera di Shirin Neshat (2013) “Our House is on Fire” è composta di due fotografie incorniciate ed impresse in bianco e nero. La solennità dei due soggetti e la loro inquietudine silenziosa della loro situazione è riflessa nella semplicità dell’opera: non esistono delle parole che possono evocare la loro preoccupazione. Infatti, solamente si può capire la loro sofferenza guardando l’esposizione, analizzando il dolore che riempisce i loro occhi, e trattando i muri vuoti come una tela su cui la nostra immaginazione può dipingere una bella interpretazione dell’opera.

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