Che cos’è un autore?

In un saggio intitolato “Che cos’è l’autore” di Michel Foucault, potete indovinare giustamente quale argomento viene discusso dall’intellettuale francese. Il saggio (originalmente concepito con una domanda chiesta da un amico dello scrittore “che importa chi parla?”) esplora come l’autore è arrivato a uno stato pertinente alla comprensione di un testo. In tempi antichi, lo scrivere era una modalità per ottenere un tipo d’immortalità ma in tempi recenti, Foucault sfida il ruolo dell’autore esaminando le azioni e prodotti che sembrano costruire una figura chiamata “autore.”

Una discussione molto interessante di cui Foucault discorre si occupa del significato del personaggio dell’autore; potremmo riguardare il nome di uno scrittore come un nome, ovvero una parola. Questo nome ha diversi significati secondo chi ne chiedi contingente sulla percezione dell’autore dai vari lettori; per esempio, la mia concettualizzazione del poeta Dante potrebbe essere molto diverso rispetto alla concettualizzazione di lui da un altro lettore. Dunque, se esistono due percezioni diverse dello stesso “nome,” non c’è veramente quel nome veramente, fisso, consistente. Come nella matematica, se due y corrispondono allo stesso x, la funzione matematica non esiste veramente. E quindi l’autorevolezza dell’autore muore perché una somma grandissima di concettualizzazioni diverse combattono per lo stesso nome ma nessuna vince – c’è una rete di discrepanza. A proposito di “rete,” possiamo dire, seguendo la logica di Foucault, che il nome del personaggio dell’autore costruisce soltanto una rete di relazioni fra vari libri dallo stesso scrittore; così, la funzione del nome dell’autore è una reticolare.

Se sviluppiamo questa nozione – quella di riconoscere l’inconsistenza percepita nei lavori di uno scrittore – possiamo trovare altre modalità che rifiutano l’esistenza di una figura fissa di un “autore.” Foucault emana luce su alcuni caratteristiche dell’autore, basati sui pensieri di San Girolamo, e se li guardiamo possiamo vedere come l’autore “muore” se non obbedisce queste regole. Primo, c’è il valore di un autore rispetto ai propri libri; se uno dei libri è malfatto, oppure inferiore rispetto ad altri lavori, l’autore non ha un valore consistente e quindi non c’è una figura fissa. Secondo, se i lavori di un autore si contraddicono (se due libri trattano di argomenti opposti per esempio), non esiste un significato fisso e quindi neanche un autore fisso. Terzo, lo stile dell’autore dovrebbe rimanere lo stesso, altrimenti ci sono molteplice figure per lo stesso autore e nessuna assoluta. Così si vede che cosa fa un autore inevitabilmente è la creazione di molteplice  figure dello stesso “nome” e di molteplici soggetti sui quali non regna un “autore.”

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