Poesie interattive

Da bambino, mi piaceva la poesia, ma mi riferisco a quel tipo di poesia buffa e con molte rime: i lavori di Shel Silverstein e di Dr. Seuss mi hanno effettuato una reazione visibile – sorridere. Mentre crescevo da bambino a ragazzino e poi a ragazzino di venti anni, la poesia per me si è cambiata. C’era meno a cui sorridere e più che provava a farci piangere e deprimerci; e per molto tempo non ho sorriso alla poesia…

fino a quando ho scoperto un nuovo tipo di poesia del web. Guarda, la poesia dagli anni passati verrà ancora scritta, ma ho incontrato su Nazione Indiana i link a una forma di poesia digitale, nuova, modificabile, dinamica, interattiva, e, per tutti questi elementi, bella. Cliccate qui per accedere di che cosa canto le lode. Qui si troverà una poesia con cui l’utente può interagire, cambiando le parole a quelle che preferisce di più, e creare una sua poesia.

C’è un altro tipo di poesia digitale che si trova qui. Questa poesia  non è modificabile nello stesso modo come quella prima, ma invece cambia durante il giorno. Ho provato a vederla a ogni ora, ma purtroppo non mi riesco a stare sveglio durante le ore del mattino.

Dopo aver giocato un po’ (realizzando tutte le forme diverse possibile come fossi bambino con il suo primo scatola di Legos), mi immagino  una domanda bella quanto angosciante. Secondo l’articolo su Nazione Indiana in cui ho trovato i link a questa poesia, Fabrizio Venerandi è lo scrittore di questa poesia modificabile, ma si può vederlo veramente? Se io accedessi quella prima poesia e un amico l’accedesse e poi creassimo diverse poesie, saremmo noi gli scrittori? Veramente Venerandi ha scritto tutte le parole intercambiabili, ma non le ha messe nell’ordine in cui io le ho messe.

Mi ricordo un momento da un film che si chiama Flash of Genius in cui il personaggio principale è al tribunale provando a convincere tutti lì che lui fosse l’inventore di tergicristalli di varie velocità; quando l’opposizione sostiene che l’unica cosa l’inventore ha fatto fosse il riordinamento di parte meccaniche già esiste, il p.p. risponde con un analogo in cui mostra che Charles Dickens non aveva creato le parole “it,” “was,” “the,” “best,” “of,” “times,” ma ha realizzato un riordinamento per cui meritava la loda. Pensando così, se io scegliessi le parole della poesia interattiva di Venerandi, sarei io l’autore? A questo punto non so se è una domanda a cui non si può dare una risposta.

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