Oreste Quaglia

Un altro esempio di poesia postata su Nazione Indiana rende omaggio allo stile tradizionale di poesia, cioè fissa e statica, ma con una svolta unica per cui incorpora l’uso dell’internet su cui viene data vita. Questa poesia di cui parlo si chiama Oreste Quaglia, ed è interessante da leggere perché la poesia è tipo un giallo. Come lettore, non sappiamo che cos’è questa “oreste quaglia.” È un libro? Un opera musicale? Un pseudonimo di qualcuno? L’unico modo per sapere è leggerla avanti.

La poesia tratta di una ricerca dalla parte dello scrittore è, visto che siamo nell’epoca dell’internet, sarebbe molto appropriato che la poesia includesse quella ricerca sulla rete informatica mondiale. La voce dello scrittore parla attraverso un linguaggio criptico. Non viene detto chiaramente cosa pensa l’autore; invece i versi della poesia sono capiti come pensieri rapidi e troncati. Leggerla per la prima volta, ero molto frustrato provando a capire la poesia; ho capito i significati delle parole ma non dei versi. Adesso vedo uno stile della poesia molto rappresentativo del modo in cui si va per l’internet. Invece di uno stile in cui le frasi ne prolungano la lettura, abbiamo un narrativo poetico veloce e intrecciato con pensieri casuale com’è la ricerca sul web di cui parla la poesia.

Penso così perché la poesia comincia con una curiosità dell’autore – cercare “oreste quaglia” sul web. Trova informazione assorta – alcuna da Google e alcuna da se stesso. L’informazione data non viene in ordine cronologica; impariamo cose da ’57, ’70, ’30, e alla fine siamo al presente. Pure, finisce con una domanda che l’autore si chiede, provocata dalla ricerca di “oreste quaglia” che aveva fatto all’inizio. Forse sono l’unico, ma questo processo assomiglia molto al modo in cui la mia curiosità di qualcosa sviluppa usando il web.

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