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Feast of Words

A feast of words

5 thoughts on “Feast of Words

  1. Sarah Peck

    La prima cosa che è venuta in mente quando leggevo Feast of Words era come il testo era focalizzato sul canone francese. Cita i autori come Rabelais e Montaigne. Come sono una studentessa di francese e l’italiano, la mia conoscenza delle opere di questi autori, come Gargantua di Rabelais, mi ha aiuta nella comprensione del libro. Jeanneret scrive immaginando che il pubblico conosce già il corpus di cui lui parla. Senza questa conoscenza della letteratura francese del rinascimento, penso che io sarei stata un po’ perduta. Una cosa interessante di cui Jeanneret parla è l’idea di banchetto e l’immagine del festino come quello che “links men to the gods…shows their place in the natural world… and it reinforces social interdependence” (13). Discuta del Symposium di Platone, che in francese, adeguatamente, si chiama Le banquet. Mi è piaciuto come Jeanneret parla della relazione fra mangiare e la convivialità. Mi fa pensare all’idea di mangiare come un’esperienza totale, che rappresenta più che solamente il cibo.
    Nel capitolo 5, “Eating the text”, Jeanneret parla del rapporto fra le parole, leggere, e i racconti e mangiare. In una parte, concentra sul linguaggio in un modo molto interessante. Per esempio, menziona come il verbo “nourrir” è ambiguo, perché ha le connotazioni intellettuali e fisiologiche (135). In italiano, è similare con il verbo “sapere”. Dice che la parola “sapor” è molto vicina a sapere, e ha un significato del gusto e anche della conoscenza.

    Che cose nuove avete imparato di questo testo? Quale erano le idei più interessanti per voi?

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  2. Lisa

    La prima cosa che ho notato era anche la citazione degli autori francesi. A differenza di Sarah, so quasi niente del canone francese, e dunque ero un po’ perduta a volte mentre stavo leggendo. Non ho mai sentito di Gargantua o Pantagruel, ma ho capito le idee in generale.

    Mi è piaciuta l’idea che il banchetto sia un collegamento tra gli uomini, i dei, e la natura. Mangiare è un’azione che sempre collega l’uomo alla natura, perché si deve mangiare dalla natura per vivere. Nella parte che tratta di Rabelais, dice che il cibo ci mette nel ciclo del mondo.

    Dice anche che un banchetto sia un posto per lo scambio delle idee e la conversazione, e che il cibo faccia i rapporti sociali. Parla della bocca, che sia mangia e parla. Fa un collegamento tra il corpo e la mente. Questo è interessante perché c’è il ruolo che dice “non parlare con la bocca piena.” È una cosa per considerare.

    Mi sembra che il messaggio principale del cibo in umanesimo sia che il cibo è necessario per piacere ma anche una vita intellettuale, e che la moderazione migliora tutti i due. Le regole per comportamento a tavola sono utili per equilibrarlo.

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  3. Olivia Evans

    Nell’opera di Michael Jeanneret, la discussione della conversazione a tavola apparisce per la prima volta in capitolo uno. Lui descrive: “Table talk is a good way of bringing philosophy down to earth…There must be something for everyone: seriousness should alternate with entertainment, learned people should allow nonsense to creep in and classical erudition should rub shoulders with popular comedy” (36). Qui impariamo che la conversazione a tavola buona deve avere l’equilibrio perfetto di serietà e stupidità. La conversazione a tavola buona anche deve essere un’improvvisazione in cui la discussione si muove liberamente da un argomento all’altro, non esistono le regole rigide, e nessuno domina. Secondo Jeanneret, ci sono due tipi di cortesia per la conversazione a tavola rinascimentale: le buone maniere dei commensali e la loro qualità della discussione. Allo stesso modo, ci sono due tipi di scortesia che deve essere evitati: garrulitas, il tipo di chiacchiere che monopolizza l’attenzione, e taciturnas, una tendenza laconica che fa l’atmosfera fredda. Lui cita Plutarco, che ha detto: “the most truly god-like seasoning at the dining table is the presence of a friend….because he participated in the give-and-take of conversation” (94). Il miglior amico è l’ospite che può parlare di tutto e di niente, che può essere profondo ma anche divertente. Questa funzione doppia – di saggezza e follia, ordine e disordine, moderazione ed eccesso – è illustrata nella Mensa philosophica, un manuale che era popolare alla fine del medioevo. A Jeanneret, c’è una connessione intima fra le parole e il cibo: “Tongues are untied when feasts are immagined and when the splendours of the kitchen and of fine food are described, and the accompanying words, whatever their status, thereby gain in savour” (111).Quindi lui conclude il suo capitolo delle parole e la lingua con la domanda: philologists o logophiles? Benché le pagine 108-109 forniscano suggerimenti, io sono ancora un po’ confusa sulla differenza tra i due concetti. Avete qualche idea?

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  4. Sumner

    In capitolo three, la cosa che mi interessa era l'idea di questi "spiriti" o "anime". Gli antichi pensavano che si dovreste mangiare i cibi che si mettono in equilibrio. Ippocrate credeva che ci fossero quattro "humori" nel corpo che sempre deve essere riempiti. Per esempio, se piovesse, si dovrebbe mangiare un cibo asciutto, e se fa freddo, si dovrebbe prendere un piatto caldo. Sul altro mano c'era la credenza di Plato: ci sono quattro anime del corpo, in ordine di importanza: della testa, della gola, dello stomaco, e l'anime carnale. Le anime più basse, come dello stomaco, non importano alle anime più alte, e le cose che mangiamo non influenzano l'anima della testa.

    Ma durante Il Rinascimento, gli autori e i cuochi hanno cominciato credere l'opposto, e seguire la credenza Ippocratica: la dieta sia importantissimo. "In the Renaissance, to write about food is thereofre to discourse wisely on hygiene and diet" (84). In questo modo, i cuochi sono diventati come i medici, e quando si fa male, si va dal cuoco invece del medico. Sarah ha detto che quest'idea anche esiste oggi, come la medicina omeopatica. Mi interessa che ci sono tante credenze di come ci influenzano i cibi che mangiamo, dai antichi a oggi.

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  5. Alex

    C'erano molte regole interessanti per l'appetito nel capitolo tre. Ad esempio l'idea che un uomo colto dovrebbe capire come mangiare e la dieta secondo la filosofia ha mostrato la connessione tra la mente e il corpo (P75). Inoltre, una regola strana è stata l'armonia della temperatura e cibo. Per esempio, dice: "He [Ponocrates] is also aware that a damp climate must be counterbalanced by dry food" (P77). Questa forma di dieta in cui si mangia per assimilare il corpo in calore, freddo, secchezza e umidità, è interessante perché collega la salute con il mondo, e l'uomo con la natura. Si tratta di una dieta olistica, mentre in precedenza nel capitolo medicina moderna crea una dieta. "Science comes to the table, controls the menus and works with the moralists in converting the natural into the cultural" (P73). Pertanto, tutte le cose sono collegate: la scienza, la natura, la cultura, l'istruzione, lo spirito, e così via. Mi piace pensare al cibo non solo come esperienza dei sensi, la mente e l'atteggiamento, ma anche come un metodo per la salute, la cultura, e la medicina.

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