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Casalinghitudine: Conservare_14

6 thoughts on “Casalinghitudine: Conservare_14

  1. Sarah Peck

    Ho trovato l’articolo di David Del Principe molto interessante, riguardo al collegamento fra le donne e le verdure, gli uomini e la carne. Dopo aver letto quest’articolo, il capitolo “Conservare” di Sereni era molto illuminato, in particolare, la scena in cui lei parla dei fagioli. A volte, non ero completamente d’accordo con quello che Del Principe dice, ma in generale aveva un punto di vista ben progettato e consistente. La sua teoria andava un po’ troppo lontano in alcuni momenti per la mia gusta, per esempio il suo argomento sul rapporto fra l’oppressione delle donne e animali e il fatto che la maggioranza dei vegetariani sono donne. Penso che questo non sia necessariamente “the most persuasive link” fra le due (210).
    Comunque, quando sottolinea che “the dish ‘pasta e fagioli’ then, prepared at a time when the narrator was contemplating living on her own, comes to symbolize the narrator’s struggle for independence, itself a subject of the power struggle”, ero molto impressionata e d’accordo con lui. Penso che non sia per caso che lei ha un orto a casa sua e che a lei piace mangiare le verdure, i fagioli e le minestre. Né il fatto che il capitolo che parla in più del padre è anche quello con molta carne. La teoria di Del Principe aggiungeva una ricchezza nuova alla mia lettura.

    Cosa pensate del collegamento fra i uomini e la carne, le donne e le verdure? Siate completamente d'accordo, o pensate che Del Principe va troppo lontano qualche volta?

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  2. Sumner

    Mi è piaciuto che Sereni ha finite con un capitolo pieno delle ricette per conservare. Lei ha preservato le sue memorie proprio in quelli barattoli. Anche credo che lei abbia messo un po’ della stessa nei barottoli. E solo perché il libro è finito, non significa che si deve dimenticarlo. Credo che lei fosse provando dire che cose e persone non vanno via per sempre, ed è possibile tenerli nel cuore e nel mente.

    Secondo me, quest’è un autobiografico. L’autore scrive della vita della narratrice con tanto romanza, tanti dettaglio. Non sembra come una racconto che è stato inventato. Sereni parla di persone e eventi come qualcuno che si sta ricordando una storia. Inoltre, il libro non mai smette di essere dal punto di vista di “io”. Se le ricette siano le sue, anche dovrebbe la sua storia.

    Penso che sia interessante sottolineare che non tutte delle ricette sono dolce. Il capitolo comincia con ricette per “fagiolini sotto aceto”, “fagiolini sott’olio”, e “cipolline sotto aceto”. Ma finisce con ricette per deserti proprio, piatti con molto zucchero. E poi, la ricetta ultima si chiamo “amaro”! Non mi è piaciuto che lei ha finito come questo. In fatto, l’odio. Ma cosa pensate voi; la fine avrebbe dovuto essere amaro o dolce?

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  3. Giorgio Fregoso

    Il titolo di questo capitolo è "Conservare". Secondo me, questo riferisce al la conservazione delle memorie del narratore. Il cibo è molto importante perché il sapore del cibo ha una connessione con l'archiviazione e l'acesso dei ricordi. Questo capitolo ci mostra come il narratore ha fatto queste connessioni con i piatti.
    Lei parla della carnesca è dice "perché questo cibo kosher entrasse a pieno titolo nella mia casalinghitudine, nel desiderio nostalgico e creativo di un mondo in cui, come diceva zia Ermelinda"ogni cosa ha il suo posto, e ogni posto la sua cosa". La morte di suo padre e la nascita di Tommaso sono state momenti molto importanti nella sua vita. Lei ha cominciato a cucinare piatti come quel di cui parla. Mi sembra che piatti come queste innescano un ricordo di eventi che sono già successo. Quindi il cibo serve uno scopo nostalgico.

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    1. Olivia Evans

      Mi dispiace, ma devo esprimere il mio opinione su questo libro. Non sono d’accordo con gli argomenti di Clara Sereni e di David Del Principe, specificamente perché non sono d’accordo con la premessa intera del eco-femminismo. L’eco-femminismo, coniato da Françoise d’Euabonne in La féminisme ou la Mort (1974), è completamente biologicamente deterministico. Si presuppone che ci sia una categoria generale di “donna”, e che questa donna è intrinsecamente più vicina alla natura. Però il genere è un fenomeno fabbricato in primo luogo. Non c’è un tipo di “donna” singolare, e di dire che le donne sono più connesse alla natura è di cadere prede dello stesso costrutto patriarcale che ha fato Eve un essere naturale e demonico nella Biblia. Secondo Anne Archimbault, “The claim that women are somehow biologically closer to nature reinforces the patriarchal ideology of nomination and limits ecofeminism’s effectiveness.” Anne Archibault è completamente corretta. Per esempio, diciamo che voglio prepararmi una cena. Questa cena non è per nessun uomo, è solamente per me. Io vorrei un po’ di salsiccia nella mia zuppa. Non posso farmi la salsiccia perché è rappresentativa di tipo di oppressione fallico? Se la mangio, io sono una femminista cattiva? Non posso credere quello. Questa simbologia che donna=carne è una simbologia completamente immaginaria, fabbricata degli uomini. Se io cuoco la carne, ed io mangio la carne, perché mi piacerebbe mangiare la carne, non mi fermerei perché un UOMO, David Del Principe, mi ha detto di fermare. Inoltre, l’eco-femminismo è specificamente un tipo di femminismo privilegiato, bianco e occidentale. Non tutti possono permettersi le care verdure organiche. Nelle comunità povere, non tutti sono abbastanza nutrite per produrre il suo proprio latte materno, e deve andare al supermercato per comprare il latte in polvere economico. In qualche paese e culture nomade, come in Mongolia, non ci sono tante verdure e praticamente la popolazione intera—uomini e donne ugualmente—mangiano le carne. L’eco-femmenismo solamente funziona per la donna ricca in un paese limitato a un stile di vita occidentale . Per più di informazione, io raccomando che tutti leggono questi articoli.

      Una critica del eco-femminismo: http://pi.library.yorku.ca/ojs/index.php/cws/article/viewFile/10403/9492
      Una critica del femminismo bianco: http://battymamzelle.blogspot.co.uk/2014/01/This-Is-What-I-Mean-When-I-Say-White-Feminism.html?m=1#.UtbIJ9JdWSq

      (NB: Io cuoco e mangio per la maggior parte le verdure, ma per ragioni ecologiche – non per essere un miglior femminista).

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  4. Alex

    Oggi, abbiamo discusso il duplice significato del titolo di questo capitolo, "Conservare ": uno dei motivi è di conservare i ricordi del narratore, e un altro motivo è di conservare l'autonomia o l'indipendenza del narratore. Per me, ho pensato che ci fosse la prova di entrambe queste interpretazioni. Ad esempio, in classe, Giorgio ha legato la citazione a pagina 156 alla conservazione dei ricordi, nel quel momento che è un passaggio quando Sereni ricorda di ritorno da una vacanza e non Massimo o Tommaso volevano tornare al lavoro o alla scuola, rispettivamente. Invece, volevano trattenere la vacanza, così come Sereni vuole preservare il ricordo della vacanza nel suo libro. In modo diverso, Professoressa Convertini discusso il passaggio a pagina 163, in cui Sereni riconosce che dopo la morte di suo padre che non ha più radici al suo "L' Avversario.” Pertanto, quest’ultimo capitolo di Casalinghitudine mostra la dualità del libro: allo scopo di ricordi e d’indipendenza, e la loro connessione al cibo e ricette .

    Abbiamo anche analizzato l'articolo di Del Principe, e sostenuto da entrambi i lati del suo lavoro. Anche se Del Principe fornisce una solida analisi di Casalinghitudine, egli si allontana dal punto e spesso non mostra il supporto per le sue affermazioni. Nonostante la sua natura provocatoria, la sua carta stimolato buona conversazione in classe e ci unì studenti contro i suoi argomenti.

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  5. Lisa

    Abbiamo parlato oggi del capitolo “Conservare.” Abbiamo detto che Sereni voleva conservare, oltre del cibo, le sue memorie e la sua autonomia. Una cosa che ho trovato interessante era l’idea di Sumner che l’ultima ricetta per amaro sembra triste, perché anch’io ho pensato così. Abbiamo deciso, però, che l’amaro e per la digestione e non e veramente molto amaro, dunque è un’indicazione dall’autrice che dobbiamo pensare delle cose di che ha parlato e digerirle.

    C’era anche l’articolo di David del Principe. Questo mi ha fatto molto arrabbiata. Ha avuto delle buone idee sul testo. Per esempio, dice che Sereni usa la cucina per creare l’indipendenza e l’autonomia. Dice che le donne sono rappresentate dalle verdure, e gli uomini dalla carne, e quando Sereni cucina pasta e fagioli, rappresenta che aveva preso la sua indipendenza. Questo ha senso. Ho un grande problema, però, con la sua rappresentazione delle donne in generale. Implica che le donne sono come gli animali perché entrambi sono “emotionally butchered and physically battered” dagli uomini, e questo è un po’ troppo. Anche l’idea di ecofeminismo in generale mi sembra molto strano. Sono una donna, e non voglio collegarmi con animali perché siamo trattati male dagli uomini. Mi offende.

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